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GAETANO DONIZETTI, IL CASTELLO DI KENILWORTH – TEATRO SOCIALE DI BERGAMO PER IL FESTIVAL DONIZETTI, VENERDI’ 30 NOVEMBRE 2018

Continua con successo il Festival Donizetti di Bergamo con questa edizione de Il castello di Kenilworth che vanta una revisione dello spartito autografo napoletano a cura di Giovanni Schiavotti. Tra le opere dedicate alla imponente figura di Elisabetta I d’Inghilterra forse non possiede la pregnanza storica di un Devereux o della Stuarda, trattando principalmente dell’intreccio amoroso tra la sovrana ed il suo favorito, la segreta moglie di costui ed il perfido Warney, e semplificando così sia il più crudo romanzo di Walter Scott, che la vera storia d’Inghilterra. Musicalmente però ascoltiamo magnifici duetti ed intense arie intrecciate da un racconto musicale denso e carico di tensione crescente che segue e sostiene, scavalcando forse, gli eventi stessi. Le due voci femminili di Elisabetta ed Amelia a confronto, più incisiva l’una e più ‘docile’ l’altra, i due tenori parimenti in contrasto tra il più acuto e sinuoso Leicester ed il più ‘aggressivo’ Warney, sono elementi succulenti per un melange musicale ghiotto che fa ben presagire la fortuna dei componimenti a venire. A sostegno di uno studio filologico alla base di questa edizione abbiamo avuto anche il piacere di riascoltare la glassarmonica in orchestra, cosa ormai più unica che rara per le opere che ne prescrivevano l’utilizzo.

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ENRICO DI BORGOGNA, GAETANO DONIZETTI – DOMENICA 25 NOVEMBRE 2018, TEATRO SOCIALE DI BERGAMO PER IL FESTIVAL DONIZETTI

Con entusiasmo la regista  Silvia Paoli ha accolto la sfida di mettere in scena la prima opera che il giovane Donizetti vide portata in scena e che come possiamo intuire ben presto scomparve dai calendari dei teatri lirici, sovrastata dal successo dei lavori successivi. Come fossimo alla prima rappresentazione del 1818 a Venezia la Paoli immagina di riportare la narrazione a quel giorno lontano in cui molto accadeva anche al di fuori dei muri teatrali, mostrando ciò che accade dietro le quinte di una produzione artistica, ma inserendo anche alcuni elementi della cronaca politica di allora. Un piccolo palcoscenico ideato da Andrea Belli si trova infatti al centro del palco vero, che roteando ci mostra di volta in volta anche ciò che accade dietro di esso. E la vicenda parte proprio dalle prove, con un sudatissimo Donizetti in ansia per questo debutto, e gli artisti che provano le rispettive parti, con tanto di prima donna capricciosa come ogni diva ama mostrarsi. Pare che la rappresentazione del 1818 ebbe diversi problemini dovuti al cast, che addirittura vide sostituita la prima donna Adelina Catalani per problemi di salute occorsi durante la rappresentazione. Qui viene quindi catapultata in scena la giovane sarta della compagnia per scongiurare il disastro e finalmente lo spettacolo può procedere. La storia è presto intesa: famiglie reali ed usurpatori, amori contrastati e matrimoni forzati, classiche agnizioni con conseguenti ascese sociali ed un bel lieto fine per fare contenti tutti. Interessante come la regista abbia chiesto di accentuare le mossette e le espressioni degli interpreti per richiamare un certo tipo di far spettacolo prescritto nell’Ottocento, il che porta anche a sorridere parecchio in certe situazioni. Inoltre gradevolissimi sono i disegni e gli abbellimenti del finto teatrino che creano una ambientazione sì delicata da accogliere tutto ciò che accade con leggerezza. I costumi inerenti l’epoca di Valeria Donata Bettella completano il quadretto d’insieme e la compagnia, oggi come allora, intrattiene con i suoi racconti il pubblico per circa tre ore di spettacolo che scorrono via piacevolmente.

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MACBETH, GIUSEPPE VERDI, INAUGURAZIONE STAGIONE 2018/19 DEL TEATRO LA FENICE DI VENEZIA

Partenza della stagione lirica 2018/19 per la Fenice di Venezia con la produzione di Macbeth targata Damiano Michieletto e la sua squadra d’assi Paolo Fantin e Carla Teti (scene e costumi). Il regista veneziano non vuole certo allinearsi a quanto visto e stravisto finora e così affronta questo capolavoro della letteratura inglese e della musica italiana ideando uno spettacolo carichissimo di significati ed in cui l’azione scenica è fluida, continua e mai lasciata al caso. C’è tantissimo in questo Macbeth, che andrebbe visto anche più di una volta per coglierne veramente tutti gli aspetti, ma già ad una prima visione si capisce quanto profondamente il regista ne sia rimasto colpito ed affascinato. Michieletto parte dall’assunto Shakespeariano per cui il male possa insinuarsi progressivamente nell’anima di un uomo fino a dominarla senza scampo. Seguendo fedelmente la vicenda originale assistiamo infatti a come la smania di potere si impossessi della coppia protagonista che compie in nome della corona una serie di delitti efferati, spinta dal vortice creato da essa stessa. Gli interpreti devono così esternare finanche il più piccolo moto interiore dando ad ogni gesto o movenza un significato preciso.  Qui il ‘villain’ della celebre tragedia ha ancora un barlume di umanità nel ricordo di una figlia scomparsa prematuramente, che lo accompagna suo malgrado verso la distruzione. E la vede continuamente, ascolta i suoi messaggi subliminari, sfrutta la presenza delle streghe per compiere un viaggio onirico ed allucinato verso il mondo dei morti che alla fine comunque lo chiama a sé, forse per ritrovare quella figlia, immagine di purezza ed innocenza, senza la quale era crollata ogni certezza.  L’impianto scenico è funzionale a questo viaggio nella mente, con una ambientazione asettica ove tra il bianco ed il nero dominanti le luci di Fabio Barettin sono fondamentali per creare pathos ed in alcuni casi sorpresa. Protagonista è soprattutto il bianco, in opposizione al solito rosso, che invade il dramma con una serie di elementi. Bianchi sono i teli in nylon che avvolgono i protagonisti e sigillano i morti, biancastre sono le streghe/anime dei defunti che circondano i protagonisti, bianco è il sangue denso, appiccicoso che ricopre gli assassini e nel finale scende dall’alto sulle teste di chi resta.  

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la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica del Veneto e del Trentino - Alto Adige ha dichiarato l'archivio storico Tullio Serafin “di interesse storico particolarmente importante”.

Soddisfazione per l'omonima associazione, che si occupa di custodire il materiale lasciato dal celebre direttore d'orchestra veneto di cui ricorrre il 50° della morte

 

La Soprintendenza dichiara l'Archivio storico Tullio Serafin

"di interesse storico particolarmente importante"

 

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ORCHESTRA RAI: GALA INAUGURALE AL FESTIVAL “DONIZETTI OPERA” CON RICCARDO FRIZZA, JESSICA PRATT E DANIELA BARCELLONA

Comunicato stampa

ORCHESTRA RAI: GALA INAUGURALE AL FESTIVAL “DONIZETTI OPERA”

CON RICCARDO FRIZZA, JESSICA PRATT E DANIELA BARCELLONA

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CONCERTO DELL’ASSOCIAZIONE VERONA LIRICA DEL 18 NOVEMBRE 2018 – TEATRO FILARMONICO DI VERONA

Un concerto che vuole rendere omaggio alla bellezza del canto niente affatto scontato è stato il secondo della stagione 2018/19 dell' Associazione Verona Lirica.   

Avendo a disposizione il soprano Valentina Boi, il mezzosoprano Annunziata Vestri, il tenore Diego Cavazzin, il basso Giacomo Prestia ed il baritono Simone Piazzola si è potuto spaziare tra arie e duetti meno ‘praticati’ nei concerti con qualche concessione alla routine per gli spiriti più tradizionalisti. Tutti pezzi tratti da opere di Verdi per i cinque protagonisti, con l’aggiunta della Turandot pucciniana e la Gioconda di Ponchielli.

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FALSTAFF, GIUSEPPE VERDI – TEATRO GRANDE DI BRESCIA, VENERDI’ 16 NOVEMBRE 2018

Affrontare l’ultimo capolavoro verdiano per un regista significa spesso porsi diverse domande su come concepire uno spettacolo divertente ma allo stesso tempo ricco di tutta la sapienza che il Maestro insieme a Boito aveva inserito in ogni singola scena di questa opera geniale, pungente, brillante ed amara allo stesso tempo.  Roberto Catalano taglia la testa al toro e punta tutto sul brio, l’allegria e perché no la follia che ogni interprete può e deve mostrare nell’affrontare i mastodontici personaggi di derivazione shakespeariana.  Ma lo fa all’interno di una cornice nostalgica, perché non dimentica che il protagonista è un uomo avanti negli anni e lo immagina addirittura nel suo letto, come alla fine di una lunga e piena vita cui manca un’ultima avventura. Il treno giocattolo che gira intorno alla sua stanza sembra indicare una spensieratezza che corre via ma può essere ancora afferrata, se la si prende in corsa. Ed il vecchio ci prova, con convinzione, in una ambientazione moderna ma non troppo, opera di Emanuele Sinsi, sognando le allegre comari che alloggiano in quel che appare un comodo resort con solarium e campo da tennis annessi, tra uomini frizzanti e vivaci che rendono l’atmosfera più eccitante.  Ilaria Ariemme firma i costumi adeguati agli ambienti.

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Oper.A 20.21 a Bolzano: La Voix Humaine e Cavalleria Rusticana con la regia di Emma Dante aprono la nuova stagione

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Forces of Nature

La Voix Humaine e Cavalleria rusticana

inaugurano la nuova stagione di opera contemporanea

 della Fondazione Haydn

venerdì 30 novembre e domenica 2 dicembre 2018

Teatro Comunale di Bolzano

 

Odio e amore in due capolavori del teatro musicale

La quarta edizione di OPER.A 20.21, stagione regionale organizzata dalla Fondazione Haydn di Bolzano e Trento con la direzione artistica di Matthias Lošek, prende avvio con due capolavori del teatro musicale accomunati dall’intreccio fra i due sentimenti contrastanti per antonomasia: amore e odio. 

Il dittico La Voix Humaine e Cavalleria rusticana, due capolavori del teatro musicale di epoche diverse, inaugura venerdì 30 novembre (ore 20, con replica domenica 2 dicembre alle ore 17) la quarta edizione di OPER.A 20.21, la stagione regionale di opera contemporanea della Fondazione Haydn di Bolzano e Trento, con la direzione artistica di Matthias Lošek. Sotto il titolo Forces of Nature, OPER.A 20.21 2018/19 scandaglierà diverse modalità di fare teatro musicale nel solco della contemporaneità, soffermandosi nella prima tappa del suo viaggio sui due sentimenti antagonisti per antonomasia: amore e odio. L’accostamento fra questi sentimenti contraddistingue infatti sia La Voix Humaine di Francis Poulenc che Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni: entrambe le opere sono affidate nell’occasione a uno tra i più interessanti e innovativi registi del panorama teatrale italiano di oggi, Emma Dante, chiamata a tracciare un filo rosso fra le due donne che ne sono rispettivamente protagoniste.

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LA FILLE DU REGIMENT – GAETANO DONIZETTI, TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA, VENERDI' 9 NOVEMBRE 2018

Torna al Comunale di Bologna la fortunata produzione de La fille du régiment di Donizetti che nel 2004 recava la firma del regista  Emilio Sagi. Ripreso praticamente in toto da Valentina Brunetti, il gradevolissimo spettacolo segue con eleganza e tanto brio le vicende prescritte, divertendo ed emozionando il pubblico grazie alla bravura del cast chiamato ad una recitazione attiva e coerente ai diversi personaggi. La regola è mai strafare pur caratterizzando con il proprio stile il ruolo, che senza una solida base vocale risulterebbe ridicolo.   L’ambiente che Julio Galan concepì a suo tempo fa da sfondo alla vicenda perfettamente in linea col libretto, con stanze ed arredi pertinenti alla narrazione, così come pure i costumi ripresi da Stefania Scaraggi sono di stampo tradizionale ed in linea col contesto.

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Il compositore Cristian Carrara sarà il direttore artistico della Fondazione Pergolesi Spontini per il biennio 2019-2020

Il Consiglio di Amministrazione della Fondazione Pergolesi Spontini ha nominato il prossimo direttore artistico della Fondazione Pergolesi Spontini per il biennio 2019-2020Per la prima volta nella storia del Teatro Pergolesi di Jesi – fondato nel 1798 - la direzione artistica è stata affidata ad un compositore.

Si tratta di Cristian Carraraconsiderato tra i compositori più brillanti della sua generazione, autore di musica sinfonica e cameristica, ma anche di opere destinate al teatro musicale e alla televisione. Succederà a Vincenzo De Vivo, a lungo direttore artistico della Fondazione e tra i fondatori del Festival Pergolesi Spontini, il cui mandato terminerà alla fine del 2018.

A Cristian Carrara, in carica dal 1 gennaio 2019, il Consiglio di Amministrazione ha affidato il compito di definire per i prossimi due anni il progetto artistico della Stagione Lirica di Tradizione del Teatro Pergolesi e del Festival Pergolesi Spontini. Proposta artistica innovativa, capacità di coinvolgere la città e il territorio, rafforzare l’identità culturale e musicale della Fondazione saranno gli obiettivi di lavoro da perseguire.

 

Cristian Carrara è nato a Pordenone nel 1977 ed ha compiuto gli studi di composizione presso il conservatorio di Udine. Scrive prevalentemente musica sinfonica e cameristica, ma anche opere destinate al teatro musicale e alla televisione. È stato consulente artistico del Sovrintendente presso il Teatro Lirico di Trieste nel 2013. È professore a contratto di Sound Design presso la facoltà di Media and Performing Arts presso la Link University Campus of Rome. I suoi lavori sono editi principalmente da Casa Musicale Sonzogno.

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Myung-Whun Chung inaugura la Stagione Sinfonica 2018-2019 con il Requiem di Giuseppe Verdi solisti Maria Agresta, Veronica Simeoni, Antonio Poli e Alex Esposito

COMUNICATO STAMPA                                                                        Venezia, 31 ottobre 2018

 

Myung-Whun Chung inaugura la Stagione Sinfonica 2018-2019

con il Requiem di Giuseppe Verdi

solisti Maria Agresta, Veronica Simeoni, Antonio Poli e Alex Esposito

 

Myung-Whun Chung inaugura la Stagione Sinfonica 2018-2019 della Fondazione Teatro La Fenice di Venezia, sabato 3 novembre 2018 alle ore 20.00 (turno S), in replica domenica 4 novembre 2018 alle ore 17.00 (turno U), il maestro sudcoreano dirigerà la Messa da Requiem per soli, coro e orchestra di Giuseppe Verdi, monumentale composizione di musica sacra scelta per celebrare il centenario della fine della Grande Guerra. Insieme all’Orchestra e Coro del Teatro La Fenice – quest’ultimo istruito da Claudio Marino Moretti – saranno impegnate le voci soliste del soprano Maria Agresta, del mezzosoprano Veronica Simeoni, del tenore Antonio Poli e del basso Alex Esposito.

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STAGIONE ARTISTICA 2018-2019 DELLA FONDAZIONE ARENA DI VERONA AL TEATRO FILARMONICO

Fondazione Arena presenta la Stagione Artistica 2018-2019, in programma dal 16 dicembre 2018 al 26 maggio 2019.

Dopo la conclusione positiva del Festival 2018 che ha confermato un’ottima risposta di pubblico e critica, Fondazione Arena rilancia per la stagione invernale al Teatro Filarmonico una programmazione di elevato livello che conferma un’offerta artistica di grande respiro a fianco del repertorio più popolare proposto in Arena.

In cartellone per la Stagione Lirica al Teatro Filarmonico cinque grandi titoli d’opera: La Bohème di Giacomo Puccini, Mefistofele di Arrigo Boito, Don Pasquale di Gaetano Donizetti, Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea, Il Maestro di cappella di Domenico Cimarosa proposto insieme a Gianni Schicchi di Giacomo Puccini.

Il primo appuntamento è con La Bohème di Giacomo Puccini, in scena dal 16 al 31 dicembre 2018 nell’allestimento classico ed elegante di Giuseppe Patroni Grifficon scene e costumi di Aldo Terlizzi Patroni Griffi, inedito a Verona, creato per il centenario dal debutto del capolavoro pucciniano al Teatro Regio di Torino, con la direzione di Francesco Ivan Ciampa, trionfatore sul podio areniano di Carmen. L’opera, la cui vicenda inizia alla vigilia di Natale e prosegue tra i fiocchi di neve alla Barriera d’Enfer, concluderà il 2018 e darà il benvenuto al nuovo anno: alle quattro date in abbonamento - 16, 18, 20 e 23 dicembre - si aggiungono infatti le due recite straordinarie fuori abbonamento del 29 e 31 dicembre.

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“Le nozze di Figaro” di Mozart il 9 e 11 novembre al Teatro Pergolesi di Jesi per la 51^ Stagione Lirica di Tradizione.


Prosegue a Jesi, dopo l’inaugurazione con “Il Trovatore” di Verdi, la 51^ Stagione Lirica di Tradizione del Teatro G.B. Pergolesi, che festeggia quest’anno i 220 anni dell’inaugurazione del Teatro ed insieme il 50esimo del riconoscimento del titolo ministeriale di Teatro di Tradizione.

Venerdì 9 novembre alle ore 20,30 e domenica 11 novembre alle ore 16, l’appuntamento è con “Le nozze di Figaro”, opera buffa in quattro atti su libretto di Lorenzo Da Ponte e musica di Wolfgang Amadeus Mozart. L’opera va in scena in una nuova produzione della Fondazione Pergolesi Spontini in co-produzione con Teatri e Umanesimo Latino SpA Treviso e Teatro Comunale di Ferrara. Dirige lo spagnolo Sergio Alapont, uno dei direttori di spicco della sua generazione, premiato con il Gboscar in Italia come migliore direttore d'orchestra per l’opera e vincitore del Concorso Internazionale per direttori d’orchestra di Granada. La regia è curata da Francesco Bellotto, i costumi sono di Alfredo Corno, le luci di Roberto Gritti; le scene sono quelle realizzate del 2005 da Emanuele Luzzati, uno degli artisti più amati e ammirati del nostro tempo. Suona l’Orchestra Città di Ferrara, il Coro è il Benedetto Marcello di Venezia. Nella compagnia di canto sono i cantanti vincitori del XLVIII Concorso Internazionale per Cantanti “Toti dal Monte”: Christian Federici interpreta il ruolo di Conte di Almaviva, Yulia Gorgula canta La Contessa di Almaviva, Francesca Tassinari è Susanna, Davide Giangregorio è Figaro, Marta Pluda canta il ruolo di Cherubino e Francesca Cucuzza quello di Marcellina; completano il cast Baurzhan Anderzhanov (Bartolo), Alfonso Zambuto (Basilio/Don Curzio), Sara Fanin (Barbarina) e Luca Scapin (Antonio).

“Le nozze di Figaro, ossia La folle giornata” (K. 492) è la prima delle tre opere buffe italiane scritte dal compositore salisburghese su libretto di Lorenzo Da Ponte; viene rappresentata, per la prima volta, al Burgtheater di Vienna il 1° maggio 1786 e il testo, musicato da Mozart a ventinove anni, è tratto dalla commedia “Le mariage de Figaro” di Beaumarchais.

“Quando nel 1782 Beaumarchais finì di scrivere il suo Mariage de Figaro, sapeva benissimo che la commedia aveva contenuti eversivi.” - scrive Francesco Belloto nelle note di regia - “Il ritratto di una nobiltà illiberale e corrotta, la disuguaglianza come metodo di dominio, la prepotenza maschile erano soggetti che non sarebbero passati inosservati agli occhiuti controllori dell'ancien régime. La corte asburgica ne permise la messinscena nel 1786 forse perché la commedia, trasformata in libretto, era in lingua italiana. Grazie a questa 'imprudente' concessione, oggi abbiamo Le nozze di Figaro. Il mio progetto di regia rimette al centro della narrazione quel messaggio di speranza e cambiamento, mostrando potere e fascino di una macchina teatrale che è stata in grado di cambiare la storia e difendere la dignità dell'Uomo”.

 

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“Norma” di Bellini al Cilea di Reggio Calabria

Reggio Calabria,  ottobre 2018

 

“Norma” di Bellini al Cilea di Reggio Calabria

Marily Santoro nel ruolo del titolo affiancata da Davide Ryu il 2 e il 4 novembre

 

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NABUCCO, GIUSEPPE VERDI – TEATRO VERDI DI PADOVA, VENERDI’ 26 OTTOBRE 2018

All’insegna del regista Filippo Tonon che cura interamente l’aspetto registico e visivo dello spettacolo, torna il Nabucco di Verdi come primo dei due appuntamenti operistici previsti a Padova entro la fine dell’anno solare. L’opera cara agli italiani patriottici è sempre un ostacolo  non facile da sormontare per i registi che vogliano darne una rappresentazione degna; così si alternano allestimenti visionari senza capo né coda a spettacoli rigorosamente classici o tristemente noiosi che presto vanno a riempire di polvere i depositi dei teatri. Dunque Tonon sceglie una pregevole via di mezzo lasciandosi trasportare dall’istinto e dal suo gusto personale, senza strafare né risultare esageratamente minimal.  E’ infatti un Nabucco elegante e lineare quello ideato dal regista con qualche piccolo effetto scenico ad arricchire ciò che si offre alla vista. Vi è il richiamo al passato ed agli antichi ambienti di una Babilonia sognata dai profeti del passato, con tanto oro, bronzo e colori caldi. Tra geometrie squadrate che richiamano alle forme di un tempio o di un grande palazzo con i suoi portoni di accesso, entrano ed escono i personaggi immersi da un fumo denso ed avvolti da ricchi e particolareggiati costumi, non tutti ad un primo sguardo propriamente tipici dei luoghi narrati. Le luci rileggono ed esaltano i colori della scena, sottolineando i dettagli dei volti e i mutamenti di espressione di chi è in scena.

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QUANDO IL JAZZ INCONTRA ROSSINI - Mike Westbrook presenta per la prima volta a Pesaro "Westbrook/Rossini", sabato 17/11/2018

COMUNICATO STAMPA 

in occasione dei 150 anni Rossiniani

Fano Jazz Network

in collaborazione con

Assessorato alla Bellezza del Comune di Pesaro e Amat

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IL SETTEMBRE DELL’ACCADEMIA 2018, ORCHESTRA DELL’ACCADEMIA NAZIONALE DI SANTA CECILIA, MIKKO FRANCK DIRETTORE, SOL GABETTA VIOLONCELLO - TEATRO FILARMONICO DI VERONA, 22 OTTOBRE 2018

Chiusura degna delle più grandi occasioni per il settembre dell’Accademia 2018, con un concerto straordinario che ha visto l’Orchestra Nazionale di Santa Cecilia diretta dal suo direttore principale ospite Mikko Franck, e la partecipazione della violoncellista Sol Gabetta.

L'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia nella sua storia ha sempre goduto di quel riconoscimento internazionale che la pone tra le migliori orchestre del mondo, soprattutto da quando Antonio Pappano nel 2005 ne è diventato il direttore musicale, portandola ad un livello tale di personalità e di suono riconoscibilissimo al primo istante.

Una orchestra sbalorditiva per precisione, intonazione e compattezza che fa della coesione comune dell'intero corpo sonoro il suo punto di forza, all'interno della quale risaltano degli archi dal suono meravigliosamente vellutato e dei fiati che si amalgamano in maniera brillante all'intera compagine orchestrale, soprattutto gli ottoni straordinari per intonazione e coesione dinamica.

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SEMIRAMIDE, GIOACHINO ROSSINI - TEATRO LA FENICE DI VENEZIA, VENERDI’ 19 OTTOBRE 2018

Per celebrare in modo degno ed esclusivo la fine dell’anno rossiniano la Fondazione Teatro La Fenice propone una messa in scena che celebra tanto il Maestro pesarese quanto la stessa città di Venezia, con una nuova produzione della Semiramide che debuttò proprio nel capoluogo veneto e la cui partitura autografa recentemente restaurata è conservata negli archivi del teatro, ora esposta per la gioia del pubblico e degli archivisti d’élite nella splendida sala Ammaniti  all’interno della Fenice.

La giovane Cecilia Ligorio concepisce il personaggio di Semiramide come una donna dai mille volti e pertanto circondata quasi sempre da numerose figure femminili che come sdoppiandosi ne rappresentano la molteplicità. Una regina che è moglie, madre, amante ed assassina non poteva avere dunque una facile collocazione psicologica ma neppure temporale. La sue molte sfaccettature sono quelle di personaggi vissuti nella leggenda, nella storia passata e certo anche oggi nella vita di molte figure femminili. Pertanto le sue vicende sono state fatte rivivere in un ambiente artefatto creato da Nicolas Bovey, ben lungi dalla Babilonia degli antichi fasti e sicuramente più gestibile, ma comunque richiamata da ori, tendaggi e fiori decorativi che avvolgono e quasi coccolano i personaggi, che pur nella loro forza ci appaiono più evanescenti che reali. Forse questa linearità nell’allestimento a lungo andare può diventare monotona, soprattutto se si considera che gli interpreti sono spesso immobili e forse troppo concentrati principalmente sulla parte vocale. Nel secondo atto l’ambientazione si fa ancora più essenziale fino a diventare un luogo buio e vuoto ove conta solo chi è in scena, in perfetta fusione tra il ‘qui e ora’ e l’eterno. Marco Piemontese firma i costumi elegantemente rifiniti che si conformano perfettamente all’idea di grazia e lusso che circonda il palcoscenico.

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LE TROUVÈRE, GIUSEPPE VERDI - TEATRO FARNESE DI PARMA PER IL FESTIVAL VERDI , DOMENICA 14 OTTOBRE 2018

Edizione critica a cura di David Lawton eseguita in prima assoluta.

Nel catalogo Verdiano, le Trouvère si colloca come un ibrido a metà strada tra il rifacimento di un precedente lavoro e una semplice traduzione in francese di un’opera in Italiano già eseguita.

Successivamente al successo della “Les Vêpres siciliennes”, fu infatti proposto al Maestro una revisione in francese del Trovatore, da parte del direttore dell’ Opéra François Crosnier, dietro ad un lauto compenso di 10000 franchi e chiamando a rielaborare le modifiche ritmiche e a tradurre in parte lo sgangherato libretto del Cammarano, Emilien Pacini.  A differenza di altre opere rifatte e ripensate completamente per il teatro parigino, Le Trouvère è una mera traduzione e revisione del Trovatore italiano con piccole aggiunte e tagli all’impianto originario, oltre alla creazione ex novo dell’obbligatorio balletto al terzo atto.

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FALSTAFF, GIUSEPPE VERDI – TEATRO OLIMPICO DI VICENZA PER IL VICENZA OPERA FESTIVAL

Il Teatro Olimpico di Vicenza ha ospitato per la prima volta grazie alla storica Società del Quartetto un evento davvero interessante e di stampo internazionale che ha avuto infatti una piena e felice risposta di pubblico. La prima edizione del Vicenza opera festival ha inaugurato una serie di manifestazioni annuali dedicate alla lirica, frutto della volontà del Maestro Iván Fischer, direttore artistico, che ha portato nella nostra città un nutrito dispiegamento di forze tra musicisti ed interpreti che hanno reso possibile questa produzione anche grazie al contributo del Circolo degli amici del Vicenza opera festival, ossia un folto gruppo di appassionati e simpatizzanti melomani, circa una ottantina di persone,  che da diverse parti del mondo, anche le più remote, hanno sostenuto questo appuntamento. Una tre giorni dedicata alla lirica con due recite di Falstaff ed un gala - concerto lirico sinfonico con gli stessi interpreti dell’opera.

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