PELLÉAS ET MÉLISANDE, C. DEBUSSY – VICENZA OPERA FESTIVAL AL TEATRO OLIMPICO, 26 OTTOBRE 2023

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Siamo arrivati all’edizione 2023 del Vicenza Opera Festival, fortemente voluto nella città berica dal suo Direttore artistico Ivan Fischer, proprio perché come detto nelle passate edizioni, si svolge in quello che con nostro grande orgoglio egli definisce uno dei teatri più belli al mondo. Organizzata dal team di Fischer, la Ivan Fischer Opera Company, quest’anno è andata in scena la tragedia Pelléas et Mélisande,  raggiungendo, come l’anno scorso per The turn of the Screw, anche quel pubblico un po' più ricercato che si reca maggiormente di buon grado a teatro se non sono proposte le solite opere di repertorio standard. Il programma del breve Festival ha previsto 3 recite dell'opera ed un concerto sinfonico, che hanno registrato alto gradimento come per le edizioni precedenti. Segno che Vicenza è un palcoscenico molto vivo e che il pubblico locale o in visita ha fame di musica, bellezza, arte e che quando si organizzano eventi interessanti risponde sempre con fervore.

Il supervisore dello spettacolo è lo stesso Fischer, anche in veste di regista, ma coadiuvato dalla sua squadra di collaboratori che comprende alla regia stessa Marco Gandini,  Andrea Tocchio per le scene, Anna Biagiotti per i costumi e per le luci Tamás Bányai.

Pelléas et Mélisande andò in scena nel 1902 dopo anni ed anni di lunghissima gestazione e si pone su di un piano completamente diverso rispetto a quanto ascoltato nel secolo precedente; fu definita rivoluzionaria per stile e contenuti, priva forse di quel ‘languore’ trasognante cui il pubblico era stato abituato.

Utilizzando tutto lo spazio a disposizione dell’ Olimpico viene occupata anche la cavea solitamente  destinata all’orchestra, cercando di ricostruire gli ambienti immersi nel verde, ora foresta, ora parco del castello, ecc., in cui si possono vedere accennati anche gli altri luoghi in cui agiscono i fratelli Pélleas e Golaud e tutti gli altri. Un sistema composto da piattaforme mobili fa sì che vengono innalzate man mano per creare quanto occorre in mezzo alla scena. I professori della Budapest Festival Orchestra son immersi e mimetizzati in tutta questa ambientazione, quasi a concepire una musica soave che prenda vita dagli eventi stessi che si susseguono.  Problemino del teatro Olimpico è riuscire a cogliere ogni volta l'insieme da tutte le angolazioni,  ma quest'anno siamo stati fortunati riuscendo ad avere una visuale abbastanza buona che permettesse di notare tutti questi dettagli.

Le voci, inoltre, per quanto splendidamente enfatizzate dall'acustica ampia, purtroppo vengono inghiottite dalle vie di Tebe della scenografia scamozziana quando gli interpreti si girano leggermente, non potendo chiaramente rimbalzare su un fondo piatto.

Difficile anche muoversi in mezzo a spazi così limitati e fitti per ovvie ragioni, quindi gli interpreti hanno dovuto fare uno sforzo in più per risultare disinvolti in scena. Nel complesso il colpo d'occhio è gradevole ed il pubblico ha mostrato di apprezzare moltissimo in base a specifiche domande che abbiamo posto al primo spettacolo.

I protagonisti hanno dato il meglio contando anche sull’ apporto di una orchestra partecipe, che ha proposto un suono composto e regolare, mai eccessivo ma fluido e complice degli eventi, con a capo il Maestro Ivan Fischer che mantiene una tensione continua che la partitura straripante di Debussy reclama, come in attesa di un tanto sospirato climax che arriva, per chi ascolta, finalmente con il triste epilogo. Generalmente unanime il parere sugli interpreti del triangolo amoroso: il Pelléas di Bernard Richter è accorato, generoso nelle azioni e nella voce; la Mélisande di Patricia Petibon è forte, decisa e sensibile allo stesso tempo, usa la voce corposa ed il fisico adatto al ruolo per sostenere una parte decisamente impegnativa ed intensa fino alla fine. Tassis Christoyannis fa il suo nelle vesti del fratellastro Golaud. Leggermente meno incisivo è apparso il re Arkël di Nicolas Testé, costretto certamente nel ruolo del quasi rassegnato anziano che dopo tanto potere passato sembra ormai non avere più nulla da aggiungere; la particolare voce in altro ruolo spiccherebbe. Il piccolo Yniold è un Oliver Michael dalla voce in erba che esprime tanto in scena e si sa far apprezzare. Chiudono il cast la brava Yvonne Naef come Geneviève, la madre dei fratellastri, ed il medico e pastore di Peter Harvey.

Teatro pienissimo con alta percentuale di audience internazionale davvero soddisfatta.

Maria Teresa Giovagnoli

PRODUZIONE ED INTERPRETI

PELLÉAS ET MÉLISANDE
dramma lirico in cinque atti e dodici quadri, L 93
di Claude Debussy
su libretto di Maurice Maeterlinck

IVÁN FISCHER OPERA COMPANY
BUDAPEST FESTIVAL ORCHESTRA
IVÁN FISCHER direttore


Pelléas, nipote d’Arkel     Bernard Richter
Mélisande      Patricia Petibon
Golaud, fratellastro di Pelléas         Tassis Christoyannis
Arkël, re d’Allemonde Nicolas Testé
Geneviève, madre di Golaud e Pelléas       Yvonne Naef
Un medico / voce di pastore            Peter Harvey
Il piccolo Yniold, figlio di primo letto di Golaud              Oliver Michael

scenografia Andrea Tocchio
costumi Anna Biagiotti
luci Tamás Bányai
responsabile di palcoscenico Wendy Griffin-Reid
assistente alla regia Heide Stock
direttore tecnico Róbert Zentai

regia di Iván Fischer e Marco Gandini

Una produzione della Iván Fischer Opera Company, Müpa Budapest, Vicenza Opera Festival e Festival dei Due Mondi di Spoleto

FOTO VICENZA COLORFOTO