All’insegna del regista Filippo Tonon che cura interamente l’aspetto registico e visivo dello spettacolo, torna il Nabucco di Verdi come primo dei due appuntamenti operistici previsti a Padova entro la fine dell’anno solare. L’opera cara agli italiani patriottici è sempre un ostacolo non facile da sormontare per i registi che vogliano darne una rappresentazione degna; così si alternano allestimenti visionari senza capo né coda a spettacoli rigorosamente classici o tristemente noiosi che presto vanno a riempire di polvere i depositi dei teatri. Dunque Tonon sceglie una pregevole via di mezzo lasciandosi trasportare dall’istinto e dal suo gusto personale, senza strafare né risultare esageratamente minimal. E’ infatti un Nabucco elegante e lineare quello ideato dal regista con qualche piccolo effetto scenico ad arricchire ciò che si offre alla vista. Vi è il richiamo al passato ed agli antichi ambienti di una Babilonia sognata dai profeti del passato, con tanto oro, bronzo e colori caldi. Tra geometrie squadrate che richiamano alle forme di un tempio o di un grande palazzo con i suoi portoni di accesso, entrano ed escono i personaggi immersi da un fumo denso ed avvolti da ricchi e particolareggiati costumi, non tutti ad un primo sguardo propriamente tipici dei luoghi narrati. Le luci rileggono ed esaltano i colori della scena, sottolineando i dettagli dei volti e i mutamenti di espressione di chi è in scena.
Il cast vede nella figura di Enkhbat Amartuvshin un Nabucco solido totalmente immerso nella parte cantata con pronuncia invidiabile che sottolinea ogni singola parola, cambio di umore o stato d’animo, supportati da una voce vibrante, avvolgente e calda. Molto interessante il timbro che possiede la voce di Rafal Siwek, uno Zaccaria austero ed autoritario che pare non scomporsi se non per qualche piccolo portamento nel canto. Azer Rada è un caloroso Ismaele il cui canto sfoga in acuto con forza e volume. Rebeka Lokar come Abigaille possiede la tempra giusta per un personaggio di grinta e temperamento guerriero, come del resto la vede anche il regista; il suo canto è vigoroso e forte di una intensità particolare; manca forse una completa elasticità su taluni passaggi insidiosi. Fenena è l’ottima Annalisa Stroppa che non ha bisogno (come purtroppo accade in altri casi) di forzature per ottenere un suono squisitamente ambrato e saldo nei gravi; la sua voce ha un velluto morbido e scuro che si fa dolce nell’interpretare la tormentata figlia del protagonista. Luciano Leoni è un ottimo Sacerdote di Belo, mentre Anna è interpretata da Fulvia Mastrobuono. Abdallo è Antonello Ceron.
Jordi Bernàcer guida la OPV con incredibile rigore e sicurezza. Le sonorità sono ampie ma attente a sottolineare ogni situazione in scena, creando un suono sempre diverso e dai mille colori. Così sin dalla sinfonia iniziale, perfetto biglietto da visita dell’intera esecuzione: brillante e multi sfaccettata. Il Coro Lirico Veneto guidato da Giuliano Fracasso si fa protagonista di una attenta e riflessiva esecuzione non solo del famoso Va pensiero, intonato come un sussurro la cui anima grida di dolore, ma lungo tutta la rappresentazione, vivamente partecipe agli eventi.
Il pubblico ha accolto molto positivamente sia lo spettacolo che gli interpreti con prolungati applausi.
Maria Teresa Giovagnoli
LA PRODUZIONE
Regia, scene, costumi e luci Filippo Tonon Maestro concertatore e Direttore d’orchestra Jordi Bernàcer
GLI INTERPRETI
Nabucco Enkhbat Amartuvshin
Zaccaria Rafal Siwek
Abigaille Rebeka Lokar
Fenena Annalisa Stroppa
Ismaele Azer Zada
Abdallo Antonello Ceron
Gran Sacerdote di Belo Luciano Leoni
Anna Fulvia Mastrobuono
Coro Lirico Veneto
Maestro del coro Giuliano Fracasso
Orchestra di Padova e del Veneto
Nuovo allestimento in coproduzione con il Teatro Nazionale di Maribor e il Teatro Sociale di Rovigo.
FOTO Nicola Fossella
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