Non c’è niente di meglio che puntare su un titolo di forte richiamo e con interpreti ben noti ed apprezzati dal pubblico per inaugurare una stagione operistica in concomitanza con le festività natalizie. Ecco dunque che la Fondazione Arena di Verona va sul sicuro riproponendo, e a ragione visto il successo di pubblico, lo spettacolo de La vedova allegra che dall’ormai lontano 2005 vede la firma di Gino Landi alla regia, ripresa qui da Federico Bertolani, artefice di uno spettacolo completo ove musica, danza e prosa si intrecciano per circa tre ore di spettacolo, con colpi di scena, risate, unitamente ad un tocco di commovente lirismo.
Questa deliziosa operetta cara anche ai non appassionati e ‘puristi’ dell’opera diciamo più ‘seria’, è uno squisito intreccio di storie d’amore e di malintesi, di scambi di persona, di problemi finanziari, farciti con musiche da walzer ottocenteschi e canti sensuali.
Sfondo delle vicende amorose narrate è ovviamente la Francia della belle époque, con le sue luci e colori, con le sue ‘donnine allegre’, le danze, le feste, i locali alla moda un po’ equivoci.
A dire la verità la Francia di questo spettacolo è un po’ rivoluzionata dalla presenza della vera mattatrice dello spettacolo: una spumeggiante Marisa Laurito che con la sua personalissima interpretazione di Njegus, scaltra, furba ed impicciona segretaria dell’ambasciatore pontevedrino Zeta (solitamente è l’impiegato di cancelleria dell’armata di Pontevedro) permea di elementi napoletani il suo personaggio, rendendolo molto più casereccio e confidenziale. Non mancano anche piccoli riferimenti alla città di Verona tra una battuta e l’altra.
L’ambientazione molto sfarzosa ed elegante è di Ivan Stefanutti, con sale enormi, scalinate e romantici giardini. Perfettamente in stile col resto i costumi di William Orlandi.
Torna al Filarmonico ad impersonare l’avvenente Hanna Glawari Mihaela Marcu. Conferma l’impressione avuta nel 2014, che le vede perfetta nel ruolo della vedova brillante e facilmente consolabile, dal canto sinuoso e agile che però soffre leggermente nel volume dei toni medi dato il timbro particolarmente delicato e svettante.
L’uomo da lei prescelto per condividere l’eredità milionaria è il Conte, alias Enrico Maria Marabelli, disinvolto quanto basta per rendere convincente il ruolo dell’innamorato orgoglioso e dalla voce robusta.
Desirée Rancatore è una Valencienne dalla spiccata personalità e capacità di intrattenere il pubblico, anche se la scrittura musicale del ruolo, non particolarmente squillante, ci sembra poco edificante per le caratteristiche vocali dell’interprete, che con Giorgio Misseri, Camille de Rosillon, è artefice dei momenti più suggestivi dello spettacolo. Il tenore ha una voce molto delicata che non fatica a salire.
Il barone Mirko Zeta è uno spassoso Giovanni Romero la cui voce risulta espressiva tanto nel canto quanto nel recitato. Chiudono il cast le coppie Bogdanowitsch con la moglie Sylviane, rispettivamente Daniele Piscopo e Serena Muscariello, Kromow e la sua consorte Olga, ossia Andrea Cortese, simpaticissimo e corretto, e Lara Rotili; nonché Pritschitsch e Praskowia, alias Nicola Ebau e Francesca Paola Geretto, insieme ai simpatici Francesco Paolo Vultaggio e Stefano Consolini, interpreti del visconte Cascada e Raoul de St. Brioche.
Vito Lombardi come sempre rende partecipe il coro da lui preparato, mentre l’Orchestra dell’Arena di Verona questa volta è guidata dal Maestro Sergio Alapont. Attentissimo al palco che segue pedissequamente, rende l’orchestra morbida bilanciando le sezioni per ottenere il massimo da un suono controllato ma ampio, cercando sempre di non coprire, ma esaltare gli interpreti. Si ripetono anche i magnifici balletti coreografati da Gaetano Petrosino, con l’introduzione nel terzo atto di parte del balletto ‘Gaité parisienne’ di Jacques Offenbach e Manuel Rosenthal, con numeri strepitosi e di grande impatto visivo, perfino acrobatici.
Successo pieno per tutti gli interpreti e la regia, con applausi copiosi e prolungati da parte di un pubblico veramente soddisfatto.
Maria Teresa Giovagnoli
LA PRODUZIONE
Direttore d’orchestra Sergio Alapont
Regia e Coreografia Gino Landi
Regia ripresa da Federico Bertolani
Scene Ivan Stefanutti
Costumi William Orlandi
Direttore Allestimenti
scenici Michele Olcese
Maestro del Coro Vito Lombardi
Coordinatore del Ballo Gaetano Petrosino
GLI INTERPRETI |
|
Il barone Mirko Zeta |
Giovanni Romero |
Valencienne |
Desirée Rancatore |
Il Conte Danilo Danilowitsch |
Enrico Maria Marabelli |
Hanna Glawari |
Mihaela Marcu |
Camille de Rosillon |
Giorgio Misseri |
Il visconte Cascada |
Francesco Paolo Vultaggio |
Raoul de St. Brioche |
Stefano Consolini |
Bogdanowitsch |
Daniele Piscopo |
Sylviane |
Serena Muscariello |
Kromow |
Andrea Cortese |
Olga |
Lara Rotili |
Pritschitsch |
Nicola Ebau |
Praskowia |
Francesca Paola Geretto |
Njegus |
Marisa Laurito |
Orchestra, Coro, Ballo e Tecnici dell'Arena di Verona
Allestimento della Fondazione Arena di Verona
FOTO ENNEVI - FONDAZIONE ARENA DI VERONA
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