Quasi in coincidenza con il suo“compleanno”, Ernani è tornato a teatro La Fenice di Venezia, il teatro che lo tenne a battesimo il 9 marzo 1844.
Possiamo dire che per Verdi questa fu l’opera delle prime volte: innanzitutto era la prima volta che egli non componeva per la Scala e anche la prima volta che La Fenice si affidava a un giovane emergente (pagandolo molto fra l’altro). Inoltre in questa occasione ci fu il suo primo incontro con Francesco Maria Piave, che proprio con questo libretto comincerà la prolifica e fortunatissima collaborazione con il maestro.
La scelta della materia cadde sullo scottante Hernani di Victor Hugo, un vero e proprio caso letterario e politico che aveva già suscitato l’interesse di Bellini e di altri compositori dell’epoca. Il dramma francese era molto lungo e diluito, ma Verdi e Piave riuscirono a sintetizzarlo al massimo e – in parte - a schivare la severissima censura veneziana.
Le figure che ne ricavarono erano ancora statiche e prive di sviluppo psicologico, ma al contrario si iniziava a intravedere un approccio più moderno nei confronti del coro, che seppur lontano dal rappresentare la collettività come Verdi ci abituerà più tardi, riusciva a dialogare con i personaggi.
Lo spettacolo realizzato dal bolzanino Andrea Bernard delude un po’. L’inizio promette molto bene con un preludio accompagnato dalle immagini del giovane Ernani che seppellisce il padre e che sfumano sul palcoscenico dove ritroviamo il protagonista ormai adulto assorto sulla tomba del padre. Le idee però – se escludiamo le due apparizioni di un angelo guerriero-finiscono qui. Le masse sono manovrate molto bene nelle loro brevi apparizioni, ma le interazioni fra i personaggi sono routinarie e appena accennate. Peccato perché in altre occasioni ho potuto assistere a sue regie ben più interessanti e audaci. Forse un’occasione persa. Essenziali le scenografie di Alberto Beltrame che gioca con delle grandi pareti bianche ispirate all’architettura spagnola e che ben risaltano sul fondale scuro e sul pavimento roccioso (che mi è sembrato anche un po’ pericoloso visto lo scivolone del baritono) . Non memorabili i costumi di Elena Beccaro e il disegno luci di Marco Alba.
Non va meglio sul versante musicale. Riccardo Frizza sceglie tempi estremamente serrati che non concedono alcun respiro ai cantanti – in particolare mi viene in mente la cavatina di Elvira – e costringe l’orchestra, che per inciso suona molto bene, a viaggiare sempre dal mezzoforte in su. Nessuna sfumatura, nessun colore, ma solo una monotonia piuttosto spiccata e qualche scollamento. Anche in questo caso spiace, perché ho sempre sentito il direttore dirigere con grande ricchezza dinamica e sensibilità.
Anche le prove dei cantanti non hanno convinto particolarmente.
Anastasia Bartoli regge la parte senza colpo ferire, ma l’ottava inferiore è piuttosto sorda se paragonata al grande volume di quella superiore. La personalità sembra esserci ma manca quel qualcosa in più.
Piero Pretti visto il passato belcantista sa dosare bene il suo strumento e sebbene ricerchi una ampiezza che non gli apparterrebbe riesce a mantenere punta e stile ma gli restano precluse grandi sfumature dinamiche.
Al baritono Ernesto Petti stanno nettamente larghi i panni di Carlo e al netto del bel colore la voce arriva affaticata già alla fine del primo duetto con il soprano.
Michele Pertusi canta bene come sempre ma il suo Silva sembra irrisolto dal punto di vista psicologico.
Sufficiente la Giovanna di Rosanna lo Greco, mentre non mi sono parse all’altezza le prove di Cristiano Olivieri come Don Riccardo e di Francesco Milanese come Jago.
Un po’ fuori fase il Coro preparato da Alfonso Caiani , che però si rinfranca con un buon Leon di Castiglia.
Pubblico numeroso e parco di applausi durante la recita, ma che alla fine si dimostra generoso con tutta la compagnia.
Andrea Bomben
PRODUZIONE E INTERPRETI
Ernani Piero Pretti
Don Carlos Ernesto Petti
Don Ruy Gomez de Silva Michele Pertusi
Elvira Anastasia Bartoli
Giovanna Rosanna Lo Greco
Don Riccardo Cristiano Olivieri
Jago Francesco Milanese
direttore Riccardo Frizza
maestro del Coro Alfonso Caiani
regia Andrea Bernard
scene Alberto Beltrame
costumi Elena Beccaro
light designer Marco Alba
Orchestra e Coro del Teatro la Fenice
FOTO MICHELE CROSERA
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