Poco più di due mesi dopo la prima di Bohème (1 febbraio 1896), Andrea Chénier di Giordano ha il suo debutto alla Scala: successo clamoroso che l'accompagnerà costantemente fino ai nostri giorni. Istinto della situazione, intuizione del suo impianto, sviluppo e scioglimento psicologico, sono la formula del "verismo sentimentale" del Maestro foggiano che insieme ad una spiccata musicalità di facile ascolto, e ad una provvidenziale brevità, assicurano ancora oggi teatro pieno e incassi garantiti.
Bene ha fatto quindi il Teatro Comunale di Bologna che oltre a mettere in cartellone una tra le opere più amate dal pubblico, è riuscito nella non facile impresa di scritturare due cast di altissimo livello che si sono alternati nelle 7 recite previste.
Alla recita alla quale abbiamo assistito, trionfatore della serata è stato un Gregory Kunde in forma smagliante che ha saputo dare al suo Chénier, forma e sostanza a tutto tondo. Il tenore americano indossa con sicurezza e slancio i panni del tenore romantico di cui possiede i giusti accenti e il senso del fraseggio. Poco interessa l'età anagrafica: la dizione è chiarissima, così come l’articolazione delle parole, che suonano sempre ampie e generose. Lo squillo è saldissimo nell'acuto, un po' meno nella parte centrale del rigo, ma a partire dall' "improvviso" al primo atto, il poeta è tutto lì: appassionato, sensibile nell'accento, generoso. Spettacolare l'irruenza e la perfetta capacità di immedesimazione nel "sì, fui soldato" al secondo atto, dove Kunde nell' "Uccidi? Ma lasciami l'onore" che conclude l'arioso, trapassa con una sciabolata di voce, l'arido Fouquier.
Non è stata da meno la Maddalena di Erika Grimaldi, voce piena e generosa di autentico soprano lirico-spinto che purtroppo ancora non vediamo spesso come vorremmo nei cartelloni italiani. Voce completa e tonda, sicura sia nelle note acute che in quelle gravi, mirabile fraseggiatrice, la cantante ci regala anche una prova maiuscola di interpretazione, con sguardi taglienti uniti ad una recitazione sobria ed efficace, ricevendo giustamente a fine serata un tripudio di applausi da parte del pubblico.
Roberto Frontali può essere considerato il miglior baritono su piazza in circolazione, ed è verissimo.
Attento fraseggiatore sulla scia degli stili di Aldo Protti e di Ettore Bastianini, ha evidenziato con dovizia di particolari tutti gli aspetti caratteriali di Carlo Gérard. Frontali è dotato di bellissimo timbro, caldo e pieno di passione, capace di estendersi da più a meno scuro con padronanza, disinvoltura e facilità, perfetta dizione, registri saldi e compatti, privi di opacità, emissione controllata, una performance nel difficile terzo atto da manuale che ha scatenato un boato di applausi. Cristina Melis è stata una suadente Bersi, Stefano Marchisio un eccellente Fleville nella voce come sulla scena, Manuela Custer una commovente Madelon che riesce nell'incredibile impresa di farci amare questo personaggio. Nello stuolo dei comprimari troviamo Federica Giansanti (Contessa), l'ottimo Alessio Verna (Mathieu), Bruno Lazzaretti (l'Incredibile), Orlando Polidoro (Abate), Luca Gallo (Schmidt e il Maestro di casa), Nicolò Ceriani (Fouquier). Tutti di buon rilievo.
Notevole per precisione esecutiva, l'Orchestra del Teatro Comunale di Bologna ottimamente diretta dal suo Direttore Musicale Oksana Lyniv. La direttrice ucraina concerta con maniacale precisione la partitura di Giordano, ottenendo sonorità corrusche e sanguigne, ma sempre ammantate di una chiara e intellegibile nitidezza musicale. Ottimo anche il rapporto dinamico fra orchestra e voci sempre supportate senza mai adagiarsi su di una semplicistica volontà di mero accompagnamento strumentale. In splendida forma il coro del TCB preparato da Gea Garatti Ansini, come pure gli allievi della Scuola di Teatro Alessandra Galante Garrone e della Scuola di Danza Arabesque per i supporti coreografici del primo atto.
La sontuosa regia di Pier Francesco Maestrini si inserisce nel solco delle regie "di tradizione" tutta volta a seguire scrupolosamente le precisissime didascalie del libretto di Illica. L'effetto però è notevole soprattutto per lo scrupolo maniacale nella cura dei movimenti delle masse. Le scene di Nicolas Boni si fondono e confondono nelle sue pregevoli proiezioni digitali fatte con lo scrupolo di un architetto di fondali, mescolando prospettive d’effetto e giochi di luce atmosferici. Molto curati nella ricerca storica i costumi di Stefania Scaraggi, soprattutto quelli del primo atto, anneriti dal fumo che preannuncia il video dell'incendio finale sul fondale.
Trionfo finale per tutti gli interpreti, per una produzione di notevole pregio.
Pierluigi Guadagni
LA LOCANDINA
Direttrice Oksana Lyniv
Regia Pier Francesco Maestrini
Scene e video Nicolas Boni
Costumi Stefania Scaraggi
Luci Daniele Naldi
Coreografia Silvia Giordano
Maestro del Coro Gea Garatti Ansini
Andrea Chénier Gregory Kunde
Maddalena di Coigny Erika Grimaldi
Carlo Gérard Roberto Frontali
Bersi Cristina Melis
La Contessa di Coigny Federica Giansanti
Madelon Manuela Custer
Roucher Vittorio Vitelli
Fouquier-Tinville Nicolò Ceriani
Pietro Fléville Stefano Marchisio
Mathieu Alessio Verna
Un Incredibile Bruno Lazzaretti
L'Abate Orlando Polidoro
Schmidt / Maestro di casa Luca Gallo
Dumas Luciano Leoni
Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna
FOTO Andrea Ranzi
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