Torna sulle tavole del Regio di Torino “Der Fliegende Holländer” nell’allestimento di Willy Decker già proposto da questa Fondazione nel 2012 e proveniente dall’Opèra di Parigi dove debuttò nel 2000. Ben ventiquattro anni dopo spiace di non poter avere un nuovo allestimento di quest’opera, ma nell’economia dei teatri lirici italiani, Der Fliegende Holländer occupa una posizione singolare. Sorella “minore” tra le opere wagneriane che il compositore riteneva degne d’esser rappresentate a Bayreuth, è generalmente poco eseguita. Negli ultimi vent’anni le nuove produzioni si contano sulle dita d'una mano.
Ben due annunci di indisposizione hanno accolto il pubblico nella recita a cui abbiamo assistito, e non si capisce perché non siamo stati sostituiti dai cover presenti (pecuni non olet?) Quindi Olandese con il raffreddore e Daland afono hanno caratterizzato questa recita non certo aiutati dalla direzione soporifera e priva di slancio di Nathalie Stutzmann.
La cantante francese, da qualche anno anche direttore d'orchestra, ha debuttato a Bayreuth la scorsa estate con esiti entusiastici, ma ahimè l'orchestra di Torino non è certo paragonabile a quella tedesca. Se risulta apprezzabile soprattutto la misura con la quale il direttore dorchestra mitiga una certa retorica wagneriana, spiace che la Stutzmann giochi tutto in sottrazione, togliendo drammaticità, vigore, passione, rallentando il metronomo, dilatando tempi e dinamiche a dismisura, confezionando un Olandese intimo e “piccolo” dove le torve passioni del cuore e gli slanci spiritati e pieni di fuoco dei due protagonisti vengono messi in sordina, per esaltare la corda della spiritualità e del canto di conversazione. Il risultato è una catalessi generale tra il pubblico che annega nel brodo della noia cucinato dalla Stutzmann, salvo poi risvegliarsi di botto al terzo atto dove gli interventi corali vengono spinti fino all'eccesso di un metronomo folle. Chapeau quindi al formidabile coro del Regio ottimamente preparato da Ulisse Teabacchin (e al coro Maghini di Pavia debitamente amplificato tra le quinte) per essere riuscito a portare a termine la recita. Della leggenda nordica dell’olandese condannato a vagare sui mari fino a quando l’amore di una donna non gli permetta la pace della morte Decker fa un dramma borghese. L’opera, di conseguenza, è tutta ambientata in interni. La tempesta, il mare, i fantasmi, vivono e si sviluppano tutti nella mente di Senta senza lasciare troppo spazio alla visione e viceversa puntando tutta la vicenda sulla immaginazione. Uno spettacolo nitido e pratico nella sua semplicità, ma che comincia a risentire il peso dei suoi anni. La ripresa registica di Riccardo Fracchia lavora comunque molto bene sulla caratterizzazione dei personaggi.
L'indisposizione di Brian Mulligan ha lasciato a metà una interpretazione più che soddisfacente della parte dell' olandese, mancando fiati e tenuta, porta comunque a termine la serata con onore. Buona la prova di Johanni Van Oostrum, una Senta non particolarmente vibrante ma con tutte le note al suo posto. E per una parte particolarmente impervia come la sua, è già molto. Convincente la scelta di affidare il ruolo di Erik a un tenore leggero come Robert Watson: la sua vocalità belcantistica lo ha reso credibile come il fidanzatino poco promettente come amante appassionato che Senta, attratta da emozioni più forti, lascia per il dannato Olandese. Gidon Saks è stato un Daland particolarmente in affanno per la sua indisposizione. Di Matthew Swensen diremo essere stato una splendida sorpresa della serata come Timoniere. Voce fresca, giovane, si conferma ottimo cantante, in virtù di una voce incline alla liricità ma potente e virile che gli consente di regalarci una encomiabile prestazione da vero liederista ricordandoci come la canzone del giovane nostromo sia una delle tante intrusioni nel Lied nel teatro wagneriano. Convincente la Mary di Annely Peebo.
Al termine, applausi convinti per tutti da parte del sempre generoso pubblico torinese.
Pierluigi Guadagni
LA PRODUZIONE E GLI INTERPRETI
Direttrice Nathalie Stutzmann
Maestro del coro Ulisse Trabacchin
Regia Willy Decker
Ripresa della regia Riccardo Fracchia
Scene e costumi Wolfgang Gussmann
Luci Hans Tölstede
Riprese da Vladi Spigarolo
Direttore dell’allestimento Antonio Stallone
L’Olandese Brian Mulligan
Senta Johanni Van Oostrum
Daland Gidon Saks
Erik Robert Watson
Mary Annely Peebo
Il timoniere di Daland Matthew Swensen
Orchestra e Coro del Teatro Regio Torino
Coro Maghini
Allestimento Teatro Regio Torino
(Produzione originale Opéra National de Paris)
FOTO DANIELE RATTI
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