Tra i titoli di punta del Festival Vicenza in Lirica giunto alla nona edizione spicca il Mitridate re di Ponto di Mozart, opera parte di quel repertorio piuttosto ricercato e di rara bellezza che ogni anno l’evento musicale vicentino propone al suo pubblico per valorizzare capolavori sottostimati o poco rappresentati e per esaltare le doti dei giovani interpreti cui la rassegna dedica dall’inizio particolare attenzione, tanto che lo slogan quest’anno è appunto ‘L’Opera è Giovane’.
Tra gli interpreti principali vi sono gli artisti selezionati al Concorso Tullio Serafin tenutosi lo scorso mese di giugno al Teatro Olimpico, ove l’opera giovanile di Mozart non viene rappresentata dal lontano 1984. Coraggiosamente e con una equipe giovane e dinamica si è portato in scena un capolavoro che nel 1770 ebbe grandissimo successo per il quattordicenne Wolfgang che così confermò la fama di genio e precocità artistica. Necessariamente ridotta per l’esecuzione vicentina, causa spazio limitato e dovute regole per il distanziamento, l’Orchestra barocca del Festival Vicenza in Lirica è costituita da strumenti storici con regolazione del diapason fissata a 430Hz, come a fine Diciottesimo secolo. Così il suono che il Maestro Luca Oberti ottiene dai suoi musicisti è generalmente ovattato, profluso di carezzevoli onde sonore che trainano gli interpreti nel mare di ariee e recitativi che rendono questa opera una tempesta di emozioni calde e leggiadre o fredde e burrascose.
La trama proviene da Racine tradotto dal nostro Parini e prevede una serie di clichè: amore e potere ambientati all’epoca dell’antica Roma, un tiranno asiatico che rivaleggia con i suoi stessi figli ed una femme fatale che incanta gli uomini potenti del lontano Ponto, in cui si consumano passioni e lotte al potere fino al catartico momento finale, con la morte del protagonista e la pace in famiglia, unita contro l'usurpatore romano.
Lo spettacolosi avvale anche della collaborazione con l’Accademia di belle Arti di Verona e vede come detto un team di giovani capitanato dal regista Natale De Carolis ed una folta schiera di collaboratori che non dubitiamo abbiano messo tanta anima nel progetto. Utilizzando gli spazi a disposizione del Teatro Olimpico si è deciso di integrarli con delle installazioni visive che si fondono con la struttura e che abbiano lo scopo di esaltare taluni momenti interpretativi. Il risultato è piuttosto lineare, non vi sono particolari colpi di teatro e abbiamo percepito molta libertà di muoversi da parte degli interpreti. Spicca la figura di una sorta di alter ego di Aspasia, la brava danzatrice Giorgia De Luca, che come un’ombra la sostiene e la avvolge nelle sue elucubrazioni mentali.
Il cast è come detto di giovani interpreti cui generalmente va il plauso per essersi cimentati in un lavoro così particolare e davvero ostico per alcune tessiture vocali.
Nel ruolo del titolo forse ancora un po’ acerbo Shanul Sharma, il cui spartito è davvero difficilissimo con i salti tremendi dal molto grave all’acuto spinto ed è davvero complicato mantenere uniformità con un registro così ampio. Ma ha dalla sua un piglio prorompente che ha guadagnato un ampio consenso da parte del pubblico. Altrettanto intensa e impegnativa è la parte della donna fatale amata quasi da tutti gli uomini in scena: Nina Solodovnikova è una Aspasia generosa vocalmente e fisicamente prorompente, gioca con la voce forzando quel tanto che basta quando il momento si fa intenso e la partitura la spinge verso l’alto, capace anche di smorzare i toni nei momenti più languidi con i suoi molti pretendenti. Darija Auguštan è perfettamente a fuoco sia vocalmente che nell'interpretazione del ruolo di Sifare, uniforme l'emissione della voce che possiede un ottimo volume. Così anche Martina Licari dipinge una Ismene suadente e delicata dal canto incisivo. Farnace è il controtenore Franko Klisović dall’aspetto giusto per il ruolo dell’ambizioso Farnace, che col suo particolarissimo timbro interpreta il ruolo molto accoratamente, quasi sin troppo esuberante, tanto è intenso ciò che offre in scena. Ottima Gloria Giurgola come Arbate e caricatissimo nel ruolo del tribuno Marzio Alfonso Zambuto. In linea con lo spettacolo i bei costumi della Sartoria Daniela Boscato. Particolare il trucco opera di Rosanna Carollo, che caratterizza ogni personaggio con dettagli decisamente marcati.
Pubblico molto soddisfatto, tantissimi applausi al termine, successo generale per tutti iprotagonisti ed i responsabili dellaproduzione. Replica domenica 12 settembre.
Maria Teresa Giovagnoli
LOCANDINA
Interpreti
Shanul Sharma Mitridate
Nina Solodovnikova Aspasia
Darija Auguštan Sifare
Franko Klisović Farnace
Martina Licari Ismene
Alfonso Zambuto Marzio
Gloria Giurgola Arbate
Giorgia De Luca danzatrice solista
Luca Rossi e Francesco Motta (attori)
Regia Natale De Carolis
Accademia delle Belle Arti di Verona
Assistente di regia Anna Perrotta
Video mapping Enzo Gentile, docente
Sara Blanca, Irene Bonomi, Karen Giusto, Andrea Zanchetta
Sartoria del festival Daniela Boscato, Elia Baccarin
Scenografia Caterina Pinelli, docente
Irene Bonomi, Matteo Corsi, Anna Covazzi, Karen Giusto, Marco Martini, Sara Pistore, Emily Scorzato, Cecilia Tacconi
Trucco a cura di Rosanna Carollo
Parrucco a cura di Salone Osas
Maestro alle luci Cecilia Tacconi
Fotografia di scena Federico Balestro
Light designer Andrea Grusu
Orchestra barocca del Festival Vicenza in Lirica
Direttore Luca Oberti
Violino I Enrico Parizzi, spalla
Stefano Favretto
Cecilia Zanotto
Violino II Massimiliano Simonetto *
Maria Ines Zanovello
Alessandra Scatola
Viola Alessandro Dalla Libera
Violoncello Gioele Gusberti
Contrabbasso Fabio Conte
Oboe Arrigo Pietrobon * Nicolò Dotti
Corno Claudia Pallaver * Nicola Ruggeri
Fagotto Stefano Meloni *
Matteo Scavazza
Clavicembalo Carlo Steno Rossi
FOTO FEDERICO BALESTRO
Maria Teresa has not set their biography yet