Dopo 62 anni, il fischio truce di Mefistofele è tornato a risuonare a Cagliari in un nuovo allestimento al Teatro Lirico.
Il lavoro di Boito, la cui vita è dal suo debutto travagliata di critiche non sempre del tutto giustificate secondo cui, nelle migliori delle ipotesi, questi quattro atti con prologo ed epilogo sarebbero il macerato frutto, ipertrofico musicalmente e letterario, di una specie di italico Wagner dei poveri. Quindi perchè allora, quest'opera continua ad avere una sua pur non frequente presenza nei cartelloni ed è ogni volta apprezzata dal pubblico? Sicuramente per l’enorme teatralità del libretto, il gran numero di brani celebri, o perché, invece, alla fine, libera da palesi compiacimenti ed enfatiche ridondanze, la partitura espone soprattutto una sua validità melodica evidente, ad esempio, nel felicissimo Prologo. Rimane il fatto che, anche a Cagliari fu trionfo di pubblico, proprio perché con un allestimento didascalico e senza troppe pippe mentali, si riesce a digerire l’operona del Boito e a rimanere a bocca aperta quando l’ultima nota dell’ “Ave” finale del coro mistico che chiude l’opera, trascina il pubblico in un uragano di applausi. A Cagliari è stata proposta in un nuovo, maestoso allestimento firmato per regia, scene e video dallo spagnolo Juan Guillermo Nova, che con sapiente capacità ha saputo trascinare il pubblico nei vari “luoghi” in cui il complicatissimo libretto di Boito, trae da Goethe la favola di Faust. Nova riesce a risolvere i complicatissimi cambi scena e le illusioni fantastiche dei vari Paradisi, Walpurga, sabba classico e sabba romantico, con la maestria di un gusto teatrale antico ma piacevolmente intriso di grande impatto scenico. I costumi sono di Cristina Aceti e le apprezzate coreografie di Michele Cosentino.
Dirigere una partitura così gigantesca e di così spudorato edonismo orchestrale e vocale (per non dire del lessico), felicemente controllando e fondendo le folli linee corali ed esaltando gli accenti ritmici rimanendo in una lettura improntata alla tradizione esecutiva, è un risultato senz’altro ottimo, ben raggiunto dal maestro Lü Jia a capo della disciplinata orchestra e delle masse corali del teatro preparate da Giovanni Andreoli (Francesco Marceddu per le voci bianche).
Per i protagonisti la prova è ardua: la parte di Mefistofele è molto impegnativa, faticosa ma di grande soddisfazione. Prova superata per il basso sloveno Peter Martinčič: agile, insinuante, bizzarro quanto basta. Del suo Mefistofele ha fatto vocalmente e scenicamente una creazione impeccabile. Ottima sorpresa è stata la prova di Marta Mari, convincente nel commosso canto di Margherita. Karine Babajanyan nelle acutissime asperità della seduttrice Elena di Troia ne esce a testa alta anche se a fatica. Faust era Antonello Palombi, bravo come al solito, ma forse un po’ monocromo nel canto. Corretti negli altri ruoli Maria Cristina Bellantuono (Marta), Guadalupe Barrientos (Pantalis), Fabio Serani (Wagner).
Il pubblico che ha riempito la grande sala del Lirico cagliaritano ha apprezzato ampiamente lo spettacolo con numerose chiamate al proscenio per tutti.
Pierluigi Guadagni
LA PRODUZIONE E GLI INTERPRETI
MEFISTOFELE
Musica di Arrigo Boito
Opera in un prologo, quattro atti e un epilogo
Libretto di Arrigo Boito dal Faust di Goethe
Direzione d'orchestra Lü Jia
Regia, scene e video - Juan Guillermo Nova
Costumi- Cristina Aceti
Coreografie- Michele Cosentino
Mefistofele- Peter Martinčič
Faust- Antonello Palombi
Margherita- Marta Mar
Marta -Maria Cristina Bellantuono
Wagner- Fabio Serani
Nereo- Cristiano Olivieri
Elena- Karine Babajanyan
Pantalis- Guadalupe Barrientos
Direzione del coro- Giovanni Andreoli
Francesco Marceddu
Coro Teatro Lirico di Cagliari
Coro di voci bianche del Conservatorio Statale di Musica "Giovanni Pierluigi da Palestrina" di Cagliari
Orchestra del Teatro Lirico
Foto Priamo Tolu