LUCI MIE TRADITRICI, SALVATORE SCIARRINO – TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA, MARTEDI’ 14 GIUGNO 2016

Quanto possono essere traditori gli occhi che osservano, registrano e svelano segreti e misfatti? Come è possibile che la luce dei nostri occhi si trasformi in ombra di un sentimento morente ed impossibile da recuperare? Proprio come recita la voce fuori campo in apertura, ci si domanda.. ‘Qu’est devenu ce bel œil qui mon âme éclairait ja de ses rais’… ma non se ne trova risposta. Una nobile famiglia colta nel disfacimento delle sue fondamenta è proprio il fulcro della vicenda di Luci mie traditrici, in scena al Comunale di Bologna con un intelligente spettacolo studiato da Jürgen Flimm, con scene e costumi rispettivamente di Annette Murschetz e Birgit Wentsch. Alla base di questa storia di tradimento coniugale e vendetta omicida ci sono diverse fonti letterarie che trovano in un primo momento origine nella vita del principe, nonché musicista, Carlo Gesualdo di Venosa, che visse a cavallo tra il Sedicesimo ed il Diciassettesimo secolo in Campania e la cui moglie fu fatta uccidere proprio per vendicarsi del tradimento subito.  Ma pare che in realtà Sciarrino si sia ispirato più specificamente ad un dramma dai contenuti simili alla storia del principe e dal titolo Tradimento per l’onore, in cui la padrona di casa tradisce il marito proprio con un suo ospite venendo puntualmente smascherata dal servo e quindi punita dal consorte insieme al suo amante.

Luci mie traditrici debuttò in Germania nel 1998 e possiamo considerarlo un vero e proprio dramma psicologico che esamina le paure più profonde delle coppie di ogni tempo e luogo: l’insicurezza dei reciproci sentimenti, il sospetto di esser traditi.. la paura di esser scoperti! Flimm frappone spesso un telo fra noi ed il palcoscenico, non solo per proiettare il testo francese della voce corale fuori campo, ma anche per schermare e racchiudere nella sua miseria ciò che avviene in scena. Le pareti che si sgretolano, il Malaspina che si tramuta in angelo della morte con ali nere ed avvolge letteralmente le sue prede prima di eliminarle... Sembra quasi di assistere ad un film horror in cui la musica solamente accennata sottolinea uno stato d’animo di angoscia e allo stesso tempo curiosità in chi assiste. I personaggi sono  ridotti al minimo e solo i due protagonisti hanno un nome: la Malaspina, Katharina Kammerloher, ed il Malaspina, Otto Katzameier: la spina ‘cattiva’ che punge la protagonista all’inizio (il titolo dell’opera in inglese è proprio The killing flower ed in tedesco Die tödliche Blume). Gli altri due sono semplicemente un anonimo Servo,  Christian Oldenburg, ed un altrettanto non identificato Ospite, Lena Haselmann en travesti, che consuma il tradimento con la Malaspina sotto gli occhi del detto Servo, anch’egli non risparmiato dalla furia del padrone. La dimora dei nobili si lacera fino al crollo definitivo delle pareti quando la vendetta è ormai compiuta ed il sipario cala sulla vicenda.    

Ciò che gli interpreti sono chiamati a fare in questo che a nostro avviso potremmo definire un dramma in prosa con sottofondo musicale, è un difficilissimo canto solo accennato e quasi strozzato in cui fondamentale è la scansione delle parole, un canto/parlato isterico e ripetitivo che mette in evidenza l’instabilità dei personaggi. La musica giunge a sprazzi di suoni o flashate di rumori a sottolineare quanto succede come in un thriller che tiene col fiato sospeso chi assiste. Vi si aggiungono suoni diversi a seconda delle parti della giornata: cinguettii o grilli canterini ad esempio. Abile a tenere in piedi uno spettacolo così complesso se pur non lunghissimo, il Maestro Marco Angius  torna con successo dopo l’esperienza de Il suono giallo dell’anno scorso, ormai consolidato specialista del genere; tutto fila, gli interpreti lo seguono, lo spettacolo ha un condottiero che tiene saldamente le redini nelle sue braccia: la musica sembra far parte della scenografia e saltare fuori quasi inaspettata ma in modo del tutto naturale. Buono l’intervento ‘fuori scena’ delle voci bianche dirette da Alhambra Superchi.

Nonostante qualche sporadica defezione nel corso dello spettacolo, registriamo un successo piuttosto consistente da parte del pubblico che a parer nostro è rimasto impressionato e soddisfatto, come al termine di un film di mistero e suspense.

Maria Teresa Giovagnoli

LA  PRODUZIONE

Direttore Marco Angius
Regia Jürgen Flimm
Scene Annette Murschetz
Costumi Birgit Wentsch
Luci Irene Selka
Coreografia Carola Tautz
Drammaturgia Detlef Giese
Aiuto regista Marcin Lakomicki
Assistente alle scene Polina Liefers
Maestro del Coro di voci bianche Alhambra Superchi

GLI INTERPRETI

La Malaspina Katharina Kammerloher
L'ospite            Lena Haselmann
Un servo della casa Christian Oldenburg
Il Malaspina Otto Katzameier
Una Voce Chiara Alberti, Diego Bolognesi, Pietro Bolognini, Susanna Boninsegni, Marco Conti, Eleonora Dodi, Giorgia Puglisi, Olivia Scagliarini

 

Nuova produzione del TCBO con Staatsoper Unter den Linden - Berlino

Orchestra e Tecnici del TCBO

 

 Foto ROCCO CASALUCI