Carmen infiamma nuovamente l’Arena in questa seconda rappresentazione nel centenario del Festival. Lo storico allestimento zeffirelliano nato nel ‘95 non perde il suo smalto e ci immerge nuovamente in una Siviglia palpitante di colore e folklore, animata come sempre dal sapiente movimento delle masse e dalle imponenti scene sulle tinte del rosso e del porpora.
La concertazione di Daniel Oren è una prima garanzia per la riuscita dello spettacolo: una conduzione energica, potente, ricca di contrasti e dinamiche variegate che riconfermano la partitura di Bizet tra i cavalli di battaglia del Maestro israeliano.
Clémentine Margaine è nuovamente una certezza nel ruolo del titolo, dando voce brunita e solida alla conturbante protagonista con fraseggio variegato, personalità negli accenti e perfetta dizione francese. Come già riscontrato lo scorso anno all’inaugurazione della stagione, la spiccata attitudine scenica del mezzosoprano trova massima espressione nei primi piani della ripresa televisiva, in grado di catturare ogni smorfia sottile e sguardi di rara intensità. Purtroppo nello spettacolo dal vivo - complice l’immensità della struttura areniana - sono tutti dettagli impossibili da cogliere, e la resa scenica del personaggio appare piuttosto monolitica nel suo complesso, pur rimanendo una Carmen di carattere a livello musicale.
Sulla stessa linea il tenore italo-britannico Freddie De Tommaso, che dà al suo Don José una vibrante potenza di squillo in perfetto equilibrio con lo scavo intimistico ben evidente nella sua interpretazione. Massima espressione in questo senso è la lettura del duetto finale, intensa e coinvolgente ma mai sopra le righe. Altrettanto a fuoco è l’aria “Le fleurs que tu m’avais jetée”, che riesce a mettere in luce tutta la brillantezza dello strumento, sostenuto da solida tecnica.
Non altrettanto efficace l’Escamillo di Dalibor Jenis, apparso fuori fuoco tanto vocalmente quanto scenicamente: l’emissione risulta disomogenea con evidenti opacità nella zona grave, che insieme ad un fraseggio piuttosto approssimativo contribuisce a delineare un torero privo di mordente e personalità.
Tra le punte di diamante della serata annoveriamo senza dubbio Mariangela Sicilia, che interpreta con eleganza una Micaela sontuosa vocalmente e coinvolgente nell’intenzione teatrale. Nel duetto con Don José come anche nella sua aria “Je dis que rien ne m’épouvante” colpiscono la raffinatezza dei filati e il gusto misurato nella gestione delle dinamiche, restituendo con intelligenza e garbo tutta l’innocenza del personaggio.
Eccellenti nel quintetto come anche negli altri interventi gli artisti impegnati nelle parti di fianco, fondamentali nell’economia complessiva di quest’opera: Cristin Arsenova (Frasquita), Sofia Koberidze (Mercédès), Jan Antem (Dancairo), Didier Pieri (Remendado).
Buono anche l’apporto dello Zuniga di Giorgi Manoshvili e del Morales di Christian Federici.
Come sempre sugli scudi il Coro preparato da Roberto Gabbiani, come anche gli interventi del corpo di ballo coordinato da Gaetano Petrosino.
Unanime scroscio d’applausi al termine, a rinnovare il successo di questo caposaldo della storia areniana anche nel suo centenario dalla prima assoluta.
Camilla Simoncini
PRODUZIONE ED INTERPRETI
CARMEN
Opéra-comique in quattro atti
Libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy
Musica di Georges Bizet
Direttore Daniel Oren
Regia e Scene Franco Zeffirelli
Costumi Anna Anni
Luci Paolo Mazzon
Coreografia El Camborio
Carmen ClémentineMargaine
Micaela Mariangela Sicilia
Frasquita Cristin Arsenova
Mercedes Sofia Koberidze
Don José Freddie De Tommaso
Escamillo Dalibor Jenis
Dancairo JanAntem
Remendado Didier Pieri
Zuniga Giorgi Manoshvili
Morales Christian Federici
Coro di Voci bianche A.LI.VE. diretto da Paolo Facincani
Con la partecipazione straordinaria della
Compañia Antonio Gades
Direttore Artistico Stella Arauzo
ORCHESTRA, CORO, BALLO E TECNICI DELLA FONDAZIONE ARENA DI VERONA
FOTO ENNEVI
Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Coordinatore del Ballo Gaetano Petrosino
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