Con la felice ripresa dell’Elisir d’amore di Donizetti che debuttò a Bologna nel 2010 termina il cartellone operistico del Teatro Comunale per quest’anno solare che volge a conclusione. Definire allegro, delizioso o semplicemente divertente lo spettacolo concepito dalla regista Rosetta Cucchi è forse riduttivo, poiché sono veramente tanti e molto intelligenti gli spunti che questa messa in scena offre, sì da far riflettere oltre che divertire. Se forse adesso può non sembrare più una novità trasportare le storie di giovani innamorati in un istituto scolastico, in questa opera tale ambientazione risulta ancora particolarmente efficace.
Difatti i nostri Nemorino, Adina e Belcore sono gli studenti di una scuola d’arte americana di stampo anni Ottanta, ove Adina è una capricciosa ragazza pon pon che sa bene ciò che vuole ma si intenerisce di fronte al cuore tenero ed al sacrificio di Nemorino; costui è lo sfigatello di turno tutto paure e dolci sogni, che però tira fuori grinta e coraggio arruolandosi nella banda di teppisti di Belcore (in luogo dell’esercito previsto dal libretto), il quale è il classico bulletto sciupa femmine, pantaloni di pelle stretch e immancabile giubbotto, che ci richiama ai tanti artefici di episodi di bullismo di cui sentiamo ahinoi parlare oggigiorno. Poi c’è l’incredibile Dulcamara: un venditore di spinelli e false promesse che nel finto Elisir trova l’arma vincente per raggirare lo studente disperato e pronto a tutto per il cuore della sua bella; altro personaggio tipico della società odierna, che fa sorridere per quante ne combina in scena, persino quando viene arrestato nel finale, con un pizzico di amarezza. Insomma il libretto originale si fonde e si amplia con le idee registiche di Rosetta Cucchi, tra banchi di scuola, laboratori di pittura, sala mensa e luoghi similari, opera di Tiziano Santi, davanti alle enormi finestre che affacciano su una New York mutevole e sempre affascinante. Perfetti i costumi anni ’80 di Claudia Pernigotti.
La recita a cui abbiamo assistito ha visto figurare come Nemorino un ispiratissimo Fabrizio Paesano: centrato è il ruolo del ragazzotto buono ed ingenuo, dalla voce pastosa, sottile e squillante. Adina è invece interpretata da Rocio Ignacio. Il giovane soprano punta molto su una interpretazione spigliata, fresca e a tratti sfacciata, come richiesto dal personaggio in questa regia, ma non sembra sostenuta da una voce duttile come ci aspetteremmo, che è invece spinta un po’ troppo in acuto e risulta spesso monocromatica. Di lusso il Dulcamara di Marco Filippo Romano: non solo fa ciò che vuole con la voce assecondando i vezzi e i lazzi del suo personaggio, ma è un incredibile animale da palcoscenico grazie al quale anche il pubblico poco attivo della serata ha riso di gusto. Il bulletto di quartiere è un ottimo Vittorio Prato, anch’egli parecchio sciolto e padrone della scena, forte di una voce ricca e squisitamente brunita. Elena Borin completa correttamente il cast di questa recita.
Potremmo definire piuttosto ‘sontuosa’ la direzione di Stefano Ranzani, che sostiene costantemente gli interpreti in scena, con piglio fermo e quasi austero, offrendo un suono ampio, profondo, perfino sofisticato.
Anche in questa prova il coro di Andrea Faidutti ci è parso completare con precisione e ottima partecipazione lo spettacolo.
Successo pieno per tutti gli interpreti ed il direttore, anche se a nostro avviso il pubblico di questa rappresentazione è stato piuttosto freddino, considerando quanto invece dinamico e senza tregua sia lo spettacolo offerto.
Maria Teresa Giovagnoli
LA PRODUZIONE
Direttore | Stefano Ranzani |
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Regia | Rosetta Cucchi |
Scene | Tiziano Santi |
Costumi | Claudia Pernigotti |
Luci | Daniele Naldi |
Assistente alla regia | Stefania Panighini |
Maestro del Coro | Andrea Faidutti |
GLI INTERPRETI
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Adina | Rocio Ignacio |
Nemorino | Fabrizio Paesano |
Belcore | Vittorio Prato |
Il dott. Dulcamara | M. Filippo Romano |
Giannetta | Elena Borin |
Orchestra, Coro e tecnici del TCBO
Foto Rocco Casaluci