Approda anche al Teatro Lirico di Cagliari la Traviata "degli specchi" ideata dal regista Henning Brockhaus assieme allo scenografo Josef Svoboda (qui ripresa da Benito Leonori) più di trent'anni fa per lo Sferisterio di Macerata e diventata ormai un'icona del teatro d'opera contemporaneo avendo girato praticamente quasi tutti i teatri della Penisola.
Lo spettacolo tuttavia, accusa il trascorrere del tempo, divenendo ormai archeologia teatrale e quella di Brockhaus appare alla fine oggi come una non regia, con qualche buona intuizione non sviluppata, come ad esempio l'apparente attrazione fisica di Germont padre nel secondo atto per Violetta. Se l'idea dello specchio che si piega fino a mostrare la sala del teatro al termine fece all'epoca molto scalpore, oggi risulta uno spettacolo sostanzialmente decorativo e didascalico, con ampi spazi di vuoto registico.
Al debutto a Cagliari e sulla partitura di Traviata, il direttore d'orchestra Beatrice Venezi confeziona una lettura tutto sommato abbastanza scolastica. Supportata per sua fortuna da un'orchestra in grazia di Dio per precisione e colore verdiano, la sua interpretazione della partitura rimane nel solco della tradizione senza particolari lampi di genio. Molto ben riuscita la scena della festa in casa di Flora, dove la tensione narrativa rimane altissima per tutto il tempo, sottolineando una concertazione meticolosa e precisa ma nulla più. Interessanti anche i due preludi al primo e terzo atto dove la Venezi colora con inusuali accenti le pagine verdiane. Spiace solo per il taglio delle riprese delle cabalette e per la seconda parte di "Addio del passato" , tagli decisamente fuori luogo oltre che inutili all'economia cronologica dello spettacolo.
Se si esclude l'ottimo Giorgio Germont di Jorge Martinez, autentica sorpresa per rotondità e colore di voce veramente da ricordare, nel resto della compagnia di canto ascoltata, abbiamo trovato più ombre che luci.
La Violetta di Nina Muho non ha brillato né per interpretazione, abbastanza generica e priva di un qualsiasi appeal, né nella voce, sfibrata nella parte centrale e al limite della rottura nella zona alta del rigo, oltremodo spesso in affanno di fiato.
Se nell'Alfredo di Paolo Lardizzone abbiamo apprezzato lo squillo stentoreo e la dizione chiarissima, non ci ha convinto l'approccio al personaggio, più simile ad un vendicativo Turiddu o ad un furibondo Otello, piuttosto che all' innamorato e palpitante Alfredo.
Complessivamente adeguati gli altri: l’Annina sonora di Carlotta Vichi, l’autorevole Barone Douphol di Nicola Ebau, il notevole marchese di Andrea Tabili, Marina Ogii (Flora), Mattia Denti (Grenvil), Moreno Patteri (Giuseppe), Alessandro Frabotta (un domestico di Flora, un commissionario) e Mauro Secci (Gastone). Belli i costumi di Giancarlo Colis che si rifanno ai quadri di Boldini e apprezzabili le coreografie di Valentina Escobar.
Un plauso al valido coro del teatro Lirico preparato da Giovanni Andreoli per la tenuta impeccabile dei serratissimi tempi richiesti dalla Venezi.
Il molto generoso e festivo pubblico plaudente cagliaritano ha decretato un buon successo in un teatro praticamente esaurito.
Pierluigi Guadagni
LA PRODUZIONE
Maestro concertatore e direttore Beatrice Venezi
Orchestra e Coro del Teatro Lirico di Cagliari
Maestro del coro Giovanni Andreoli
regia e luci Henning Brockhaus
scene Josef Svoboda, riprese da Benito Leonori
costumi Giancarlo Colis
coreografia Valentina Escobar
Violetta Valéry Nina Muho
Flora Bervoix Marina Ogii
Annina Carlotta Vichi
Alfredo Germont Paolo Lardizzone
Giorgio Germont Jorge Martínez
Gastone Mauro Secci tenore
Barone Douphol Nicola Ebau baritono
Marchese d’Obigny Andrea Tabili basso
Dottor Grenvil Mattia Denti basso
Giuseppe Moreno Patteri tenore
Domestico di Flora/Commissionario Alessandro Frabotta
allestimento dell’Associazione Arena Sferisterio di Macerata
e della Fondazione Pergolesi-Spontini di Jesi
Foto di Priamo Tolu