AIDA, G.VERDI -FONDAZIONE ARENA DI VERONA, RECITA DELL’ 08 LUGLIO 2022

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Importante cambio di cast nella recita dell’08 Luglio scorso che ha visto il debutto nel ruolo del titolo di Anna Netrebko.

La cantante russa, tornata ad emozionare il pubblico areniano dopo i trionfi di Trovatore e Turandot degli anni scorsi, sembra trovarsi a suo agio anche nell’ elefantiaco, smisurato, mastodontico allestimento cinematografico di questa Aida “dorata” di Zeffirelli.  La posa è sempre quella della diva assoluta, perfettamente in linea con una recitazione datata che tanto ricorda la trasposizione cinematografica che fece Clemente Fracassi nel 1953, con Sophia Loren nel ruolo attoriale di Aida. Rivisti gli stessi suoi costumi, resi più in linea con il carattere esuberante sulla scena (ma non solo) della superdiva, scalza e scosciatissima nel primo atto, più regale nel secondo, snudata di spalle nel terzo e quarto.

Dopo un’inizio un po’ ballerino sull’intonazione, la Netrebko sfodera tutto il personale armamentario vocale che l’ha resa celebre in questi anni.  Pur in possesso di voce ampia,  alleggerendo l’emissione, ottiene piani, pianissimi incredibili  e di grande intensità, i quali contribuiscono a delineare un’Aida disperata, a tratti trasognata, remissiva, tormentata nel piegarsi all’autorità del padre Amonasro.  Il dominio assoluto della tecnica le consente di governare con sicurezza la linea di canto, nel fiato, nel legato e nelle dinamiche.  Una leggera monocromia espressiva, evidente soprattutto in “Ritorna vincitor!”, è facilmente perdonata in virtù dei frequenti e sonori pianissimi e di un registro acuto spavaldo e immacolato: ecco che il do dell’aria del terzo atto, limite per tante colleghe, diventa per lei una serena e stupefacente passeggiata di salute lasciando tutti a bocca aperta per l’infinità di fiato che nell’ ultima frase dei “cieli azzurri” le permette di tenere l’ultima nota in maniera incredibile, espressione parossistica dell’ansia erotica del personaggio, ma, anche del suo essere combattuta tra passioni opposte.. Anche le ultime note del finale del quarto atto sono rimaste sospese per diversi secondi prima che ci si rendesse conto che tutto era finito e scoppiasse l’applauso, lei morente tra i roventi baci del marito\Radames.  Un’Aida che ricorderemo a lungo, capace persino di farci dimenticare le scenografie che scricchiolano, le orrende coreografie ginniche di Vladimir Vassiliev, le sfingi anoressiche rattoppate e i parrucconi oversize delle povere coriste. Bravissima.

Youssif Eyvazov, al suo fianco è un Radames innamorato, trasognato, folle per la sua amata. Il “Celeste Aida”, dal fraseggio sfumato, rispettoso delle prescrizioni dinamiche che Verdi pretende, e con il si bemolle del “trono vicino al sol” smorzato in pianissimo dopo una messa di voce, dimostra tutte le capacità e le abilità da fine fraseggiatore del cantante azero, che al netto di qualche scivolone e del solito timbro eccessivamente nasale, dimostra di essere un  cantante completo.

Clémentine Margaine, che quest’anno si divide tra Carmen e Aida forse in maniera eccessiva,  possiede delle bellissime note centrali brunite, piene e corpose che diventano il fulcro del temperamento del suo personaggio, mentre gli acuti risultano puliti ma al limite della tenuta, campanello d’allarme per un’usura forse prematura.

L’Amonasro di Ambrogio Maestri, veterano dell’Arena di Verona e di ogni teatro dell’orbe terracqueo, mostra forse una  usura vocale non più mascherabile con la sola tecnica.

Gunther Groissboeck, Ramfis, dopo essere stato protestato l’anno scorso e quest’anno da parte del Festival di Bayreuth come Wotan, ce lo ritroviamo qui in una forma vocale a tratti imbarazzante, a conferma delle ottime decisioni prese da  Katharina Wagner.

Il Re di Romano dal Zovo è garanzia di una prestazione di alta qualità, come pure il messaggero di lusso di Riccardo Rados e la sacerdotessa di Francesca Maionchi.

Finalmente l’Orchestra della Fondazione Arena, questa volta sotto la puntigliosissima direzione del suo direttore musicale Marco Armiliato riesce a fare quello che sa fare meglio: suonare l’Aida di Verdi.

Ottimo, al netto di qualche sbandatura nel trionfo, anche il coro preparato da Ulisse Trabacchin.

Al termine trionfo per tutti con punte di delirio per la coppia Netrebko\Eyvazof.

 

Pierluigi Guadagni

 

PRODUZIONE E INTERPRETI

 

Direttore    Marco Armiliato

Regia e Scene      Franco Zeffirelli

Costumi     Anna Anni

Coreografia        Vladimir Vasiliev

Maestro del Coro         Ulisse Trabacchin

Coordinatore del Ballo         Gaetano Petrosino

 

Il Re  Romano Dal Zovo

Amneris     Clémentine Margaine

Aida Anna Netrebko

Radamès    Yusif Eyvazov

Ramfis       Gunther Groissböck

Amonasro  Ambrogio Maestri

Un messaggero   Riccardo Rados

Sacerdotessa       Francesca Maionchi

                 

Orchestra, Coro, Ballo e Tecnici della Fondazione Arena di Verona

Foto ENNEVI