Ogni volta che si pone all’orizzonte una sfida musicale la Fondazione Teatro Lirico di Cagliari è pronta a coglierla con energia ed entusiasmo, così in tempi di timida uscita dall’emergenza sanitaria e tra mille restrizioni, questa volta con Le Villi di Puccini si è portata in scena all’aperto, nella neonata Arena davanti al teatro Lirico, una nuova produzione che vede in forze la regia di Renato Bonajuto, le suggestive scene di Danilo Coppola e i costumi di Marco Nateri. Un’opera che incredibilmente non era mai stata eseguita a Cagliari e che costituisce un’altra di quelle riscoperte che il Lirico pensa valga la pena di riportare in scena almeno una volta.
Nel 1883 Puccini era ancora pressoché sconosciuto e partecipò ad un concorso di composizione della casa editrice Sonzogno fresco di diploma al conservatorio, ma il suo lavoro non sortì i risultati sperati. Certo non era già l’autore dei capolavori che riempiono oggi i cartelloni operistici di ogni stagione ma Le Villi, rappresentata comunque nel 1884, ebbe successo segnando di fatto l'inizio della sfavillante carriera operistica del compositore. Un'opera breve coadiuvata dal libretto di Ferdinando Fontana, tratta dal racconto leggermente modificato di Alphonse Karr il cui successo di allora non è arrivato sino a noi, e che forse adesso può apparire ancora poco accattivante per l’anno in cui Massenet stava per mettere a segno il bel colpo della sua Manon e Milano profluiva di idee e compositori altrettanto attivi. Eppure ci sono secondo noi già le atmosfere delle opere mature, quel modo di intendere certi intrecci melodici o la passione nel fondere parole e musica in modo che gli interpreti possano spiccare il volo. Dura abbastanza poco e i protagonisti, soltanto tre, hanno non molto a disposizione per splendere, così pure il libretto presenta diversi passaggi ripetitivi, ma è l’insieme che comunque riesce a trasmettere qualcosa a chi ascolta. Intanto la trama breve ma intensa, il castigo all’innamorato fedifrago ad opera di esseri evanescenti come le Villi, capeggiato dal fantasma della donne ferita, apprezzabile da certo femminismo oggi molto attuale, è qualcosa di affascinante che con la musica del toscano viene esaltata e lascia che chi ascolta possa aggiungere dettagli, sensazioni che con altri compositori tante volte non accade. Poi se l’allestimento è azzeccato e gli interpreti appropriati il risultato è più che pregevole.
In un’ora e dieci minuti circa sul paco rialzato dell’Arena all’aperto di Cagliari ci immergiamo in un bosco surreale, fatto di natura appena accennata e da esseri che paiono usciti dalla stessa terra che è pronta ad inghiottire l’ingenuo Roberto, reo confesso troppo tardi di fronte ad una Anna ormai protetta dalle Villi ed implacabile. Parte molto interessante dello spettacolo è costituita proprio dai balli nelle cui coreografie, opera di Luigia Frattaroli, le Villi mostrano la loro natura evanescente e turbinosa, complice anche la piattaforma rotante che aggiunge ai movimenti quel tocco di ‘vorticità’ che ci spiega ancor di più la natura degli esseri surreali.
Monica Zanettin è a noi ben nota e conosciamo la voce piena e dal colore ricco capace tanto di aggraziati momenti di tenerezza quanto di affondi sul fiato che lambiscono chi ascolta e convincono pienamente sulla sua efficacia. L'interprete è capace di sdoppiarsi tra la pura ed ingenua innamorata timorosa dell’abbandono e la tremenda Vilia (o Vila) morta di dolore ‘senza speranze in cuore’.
Così il mellifluo Roberto di Raffaele Abete prova in tutti i modi a tornare sui suoi passi, ma ad un fantasma poco importa il pentimento, e non bastano ammissioni di colpa, frasi ad effetto (’Ah! È tremendo il dolore..) e suppliche accorate per evitare la danza della morte. Abete ci mette del suo, la voce dolce ed elegante lo aiuta, la giusta verve in scena convince efficacemente. Molto bella anche la voce di Andrea Borghini, un Guglielmo affettuoso e sinceramente devoto alla figlia Anna. Il coro è fondamentale nel dare voce alle Villi, ai Montanari ed agli spiriti che gravitano attorno ai tre personaggi, le cui vicende sono approfondite anche dall’affascinante voce narrante di Simeone Latini, altra caratteristica di questo lavoro.
A tenere insieme i vari elementi dello spettacolo il Maestro Giuseppe Grazioli dirige con mano sicura uno scritto già da lui studiato in precedenza e che dirige con vigore, non cercando di trovare inutili paragoni con le partiture più note, ma cercando e pescando nel lago delle armonie concesse dal compositore tutti i piccoli elementi che ne arricchiscono la narrazione melodica. Certo è sempre difficile avere un quadro obiettivo al cento per cento quando ci si trova all’aperto e con una amplificazione molto marcata; a ciò si aggiunga il coro esterno al palco con tutti gli elementi divisi da schermi in plexiglass per le ben note precauzioni sanitarie. Abbiamo comunque avuto generalmente una idea di coesione e vera partecipazione sia dei musicisti che dei coristi. Lo spettacolo è stato dedicato al compianto regista Graham Vick, recentemente scomparso.
Folta affluenza di pubblico attento e gioioso di essere a teatro e di assistere a quella che di fatto è una favola.
Maria Teresa Giovagnoli
PRODUZIONE ED INTERPRETI
Le Villi
opera-ballo in due atti
libretto Ferdinando Fontana
musica Giacomo Puccini
omaggio a Graham Vick
personaggi e interpreti
Guglielmo Wulf Andrea Borghini
Anna Monica Zanettin
Roberto Raffaele Abete
Un narratore Simeone Latini
maestro concertatore e direttore Giuseppe Grazioli
Orchestra e Coro del Teatro Lirico di Cagliari
maestro del coro Giovanni Andreoli
regia Renato Bonajuto
scene Danilo Coppola
costumi Marco Nateri
luci Emiliano Pascucci
coreografia Luigia Frattaroli
nuovo allestimento del Teatro Lirico di Cagliari
prima esecuzione a Cagliari
FOTO PRIAMO TOLU
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