Di Maria Teresa Giovagnoli su Lunedì, 23 Giugno 2025
Categoria: Recensioni

DIALOGUES DES CARMÉLITES, F. POULENC – TEATRO LA FENICE DI VENEZIA, RECITA DI DOMENICA 22 GIUGNO 2025

Va in scena in questo inizio di estate  Dialogues des Carmélites di Francis Poulenc al Teatro La Fenice di Venezia, con grande soddisfazione di chi ama assistere a spettacoli non sovente rappresentati e che si avvicinano molto ai temi più prossimi ai nostri giorni, rispetto ai capolavori che di solito calcano i palcoscenici dei nostri teatri (l’opera è del 1957). L’autore trae spunto dal dramma di Georges Bernanos ispirandosi agli eventi storici della Rivoluzione francese, ed è profondamente intrisa di temi psicologici ed esistenziali. L’analisi psicologica dell’opera si può articolare su più livelli: individuale (la protagonista Blanche), collettivo (la comunità delle carmelitane), e simbolico (paura, fede, morte, sacrificio). Il tema centrale che aleggia in tutto il libretto è quello della paura. La protagonista, Blanche de la Force, è psicologicamente guidata sin dall’inizio dal sentimento della paura esistenziale. La sua ansia non è solo causata dal contesto storico turbolento, ma ha radici interiori profonde: Blanche è terrorizzata dal mondo esterno, dal cambiamento, dalla folla, e perfino dalla vita stessa. Cerca rifugio nel convento non per vocazione spirituale, ma per fuggire da un mondo che percepisce come minaccioso. Il Carmelo diventa per lei un rifugio psicologico. Ma Blanche rappresenta anche l’essere umano dominato dall’ansia che cerca sicurezza nell’ordine e nel rituale. Le consorelle di Blanche incarnano una varietà di risposte psicologiche alla crisi; il convento diventa un laboratorio di elaborazione collettiva dell’angoscia della morte.

In questa chiave si sviluppa la regia prettamente psicologica di Emma Dante che con le scene di Carmine Maringola costruisce uno spettacolo di forte impatto emotivo, pur con elementi essenziali in scena, ma in cui l’azione è sempre frutto di riflessione psicologica e motivata dal contesto spirituale in cui vivono le protagoniste. Gli uomini sono contorno quasi disturbante o causa di malessere, in una comunità dove la femminilità predomina ed è comunque forte, poiché in ognuna delle sorelle i ricordi o forse i sogni di una vita diversa sono ancora molto presenti, anche se sono votate al sacrificio ed alla castità. Le punizioni corporali che le condannano alla claudicazione, il vestiario austero (i costumi sono di Vanessa Sannino), le grate che imprigionano le vite di queste donne, sono tutti elementi che colpiscono chi osserva e chi ascolta una musica intensa, straziante e a volte straniante, che costringe gli interpreti a dare tutto di sé, per culminare nell’intenso finale della ghigliottina, inscenata ‘cancellando’ le figure delle condannate con un implacabile telo bianco che copre e appunto cancella le loro figure per sempre, mentre Blanche viene addirittura crocifissa come Cristo, simbolo del martirio di tutte le donne nei secoli, e redenzione dell’anima.

La protagonista Blanche è Julie Cherrier-Hoffmann. L’intero suo percorso può essere letto come un viaggio di trasformazione interiore: entra nel Carmelo per scappare dalla paura, poi fugge di nuovo quando la priora muore e il convento viene minacciato; infine trova il coraggio di ritornare e scegliere consapevolmente il martirio insieme alle altre. L’interprete coglie nell’interpretazione i dettami della regia con un canto non possente ma ricco di acuti brillanti e ben proiettati, in linea con tutte le sfaccettature richieste dalla parte.

Sempre un piacere trovare in scena Anna Caterina Antonacci, qui nel ruolo maestoso della Priora morente, che vive una crisi spirituale che distrugge la sua immagine di fede forte: la sua morte disperata è una frattura traumatica con Blanche e l’interprete coglie l’essenza del personaggio con drammaticità tanto vocale che scenica. La Madre Marie di Deniz Uzun è un personaggio mosso da uno slancio eroico, da un inconscio desiderio di controllo e ordine, e tale slancio si evince anche dalla sua interpretazione particolarmente accorata. Così la nuova Priora, la Madame Lidoine di Vanessa Goikoetxea  è potente ed espressiva come la sua voce, che sostiene il ruolo di colei che deve sostituire chi ha governato il Carmelo con sapienza ed austerità prima di lei. La Soeur Constance de Saint-Denis di Veronica Marini è a tratti una boccata di freschezza tanto vocale che scenica in una narrazione sempre tesa ed angosciante, pur nella consapevolezza del sacrificio imminente, percepito però con innocenza e spontaneità.

Sul fronte maschile rimarcabile la vocalità di Armando Noguera, impenetrabile e misterioso  Marquis de La Force, mentre l’ambiguo e quasi ossessivo fratello di Blanche è un appropriato Juan Francisco Gatell. La folta schiera di comprimari include interpreti corretti e partecipi come la Mère Jeanne de l’Enfant-Jésus di Valeria Girardello, la Soeur Mathilde di Loriana Castellano, l’Aumônier du Carmel di Jean-François Novelli, l’Officier di Gianfranco Montresor, il Primo Commissaire di Marcello Nardis, infine il Geôlier, Thierry, II ommissaire, e Monsieur Javelinot di Francesco Paolo Vultaggio.

Infine citiamo tutte le altre consorelle: Mere Gérald, Soeur Clair, Soeur Antoine, Soeur Catherine, Soeur Flicité, Soeur Gertrude, Soeur Alice, Soeur Valentine, Soeur Anne de la Croix, Soeur Marthe, Soeur Saint-Charles:
Mariateresa Bonera, Serena Bozzo, Marta Codognola, Emanuela Conti, Simona Forni, Mariaelena Fincato, Lilia Kolosova, Alice Madeddu, Sabrina Mazzamuto Alessandra Vavasori, Mi Jung Won.

Va da sé che la musica di Poulenc è chiaramente austera, mistica ma anche volta ad accentuare l’introspezione, rendendo l’intera opera quasi una meditazione psicologica sulla morte e sul senso dell’esistenza. Così l’orchestra feniciana diretta da Frédéric Chaslin si ‘spinge’ molto nella partitura creando momenti di suspense e tensione musicale, che non prevarica i cantanti, pur mettendoli alla prova per intensità crescente, dati i temi trattati.

Meraviglioso il Coro del teatro La Fenice preparato da Alfonso Caiani, la cui vocalità generosa ed il cui impasto timbrico sono la cornice ideale per uno spettacolo tanto emotivo e sentito. Notevoli anche le coreografie simboliche di Sandro Maria Campagna.

Pubblico commosso, interessato vivamente allo spettacolo, ha tributato un caloroso successo a tutti i protagonisti.  

Maria Teresa Giovagnoli

PRODUZIONE ED INTERPRETI


Direttore Frédéric Chaslin
Maestro del Coro Alfonso Caiani
Regia Emma Dante
Scene Carmine Maringola
Costumi Vanessa Sannino
Light Designer Cristian Zucaro
Movimenti coreografici Sandro Maria Campagna

Marquis de La Force           Armando Noguera
Blanche de La Force            Julie Cherrier-Hoffmann
Chevalier de La Force         Juan Francisco Gatell
Madame de Croissy  Anna Caterina Antonacci
Madame Lidoine      Vanessa Goikoetxea
Mère Marie de L’incarnation         Deniz Uzun
Soeur Constance de Saint-Denis     Veronica Marini
Mère Jeanne de l’Enfant-Jésus      Valeria Girardello
Soeur Mathilde         Loriana Castellano
L’Aumônier du Carmel       Jean-François Novelli
Officier          Gianfranco Montresor
I Commissaire           Marcello Nardis
Le Geôlier/ Thierry/ II Commissaire/ Monsieur Javelinot Francesco Paolo Vultaggio

Orchestra e Coro del Teatro La Fenice

FOTO MICHELE CROSERA