Tosca torna a Trieste, nuovamente secondo Hugo de Ana, nell’allestimento che il regista argentino ha presentato di recente al Teatro Comunale di Bologna.
Lo spettacolo è di stampo ipertradizionale, vi ritroviamo infatti i classici costumi che ci aspetta di trovare in una Tosca, le chiese e la statua dell’Arcangelo Michele. Le scenografie sono imponenti e con tanto di portoni giganti, frammenti di enormi statue, crocifissi che tagliano il palco e, nel secondo atto, un’imponente e sontuosa tavola. Sullo sfondo gli interni di ricchi palazzi. Unico elemento tecnologico è l’utilizzo di alcune proiezioni che ricreano alcune scene “in esterna”, ulteriori dettagli sulla scena, come anche delle note molto cinematografiche all'inizio di ogni atto. Bello il gioco di luci di Valerio Alfieri che richiamano i quadri di Caravaggio.
Ottimo il lavoro sulla compagnia di canto a partire da Maria José Siri, splendida Tosca. Il soprano interpreta un personaggio convincente appena entra sul palco, artisticamente diva e donna gelosa, grazie a una recitazione ricca di nuance e pathos. Altrettanto variegati sono il canto di conversazione e la capacità di piegare uno strumento alquanto generoso, e che negli anni si è affinato. Sorprendente lo Scarpia di Alfredo Daza, che ha avuto i momenti più alti quando ha potuto condividere la scena con la Siri. Un barone assolutamente insinuante, ma mai volgare, elegante in scena e che ha fornito una performance attoriale ricca di dettagli e sulla musica. Meno convincente Mikheil Sheshaberidze come Mario Cavaradossi. Il tenore è parso più concentrato sul canto che sulla creazione di un personaggio, che di conseguenza è risultato non definito e piuttosto generico. Il canto, per quanto generoso, è piuttosto muscolare con la conseguente mancanza di punta, e squillo negli acuti. Buone le prove di Cristian Saitta, Cesare Angelotti convincente e sonoro e di Dario Giorgelè, un sagrestano godibile e ingenuo al punto giusto. Ottimo il subdolo Spoletta di Motoharu Takei, il solido Sciarrone di Min Kim e il carceriere di Giuliano Pelizon.
Christopher Franklin firma una direzione che sembra attendere ciò che accade in scena anziché dettare il ritmo del dramma, ma nonostante ciò perde l’occasione di sottolineare alcuni gesti al momento giusto: su tutti delude l’accordo dopo che Tosca ha poggiato la croce vicino al cadavere di Scarpia. Complice è anche l’orchestra di casa che si dimostra poco precisa e reattiva, in particolare gli archi durante il primo atto. Non manca tuttavia la ricerca di colori e finezze, come ad esempio il 'Vissi d’arte' ben accompagnato e fatto eseguire a mezza voce.
Buon riscontro di pubblico con punte di entusiasmo per la protagonista
La recensione si riferisce allo spettacolo di venerdì 4 marzo 2022
Andrea Bomben
PRODUZIONE E INTERPRETI
Maestro Concertatore e Direttore Christopher Franklin
Regia, Scene e Costumi Hugo De Ana
Luci Valerio Alfieri
Maestro Del Coro Paolo Longo
Floria Tosca Maria José Siri
Mario Cavaradossi Mikheil Sheshaberidze
Il Barone Scarpia Alfredo Daza
Cesare Angelotti Cristian Saitta
Il Sagrestano Dario Giorgelè
Spoletta Motoharu Takei
Sciarrone Min Kim
Un Carceriere Giuliano Pelizon
Un Pastore Isabella Bisacchi
Allestimento Fondazione Teatro Comunale Di Bologna
Orchestra, Coro e Tecnici della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
Con La Partecipazione de I Piccoli Cantori della Città di Trieste Diretti dal Maestro Cristina Semeraro
Foto Fabio Parenzan