La Fondazione Teatro La Fenice decide, dopo circa trant' anni dall’ultima rappresentazione sulle sue tavole, di affidarsi al quasi novantatreenne regista Pier Luigi Pizzi per una nuova produzione di Orfeo ed Euridice di Gluck, simbolo dello storico sodalizio artistico tra il compositore ed il raffinato letterato Ranieri de’ Calzabigi, nella versione di Vienna del 1762. Il regista milanese crea uno spettacolo che a nostro avviso incarna proprio quanto prescritto dalla celebre riforma dell’opera seria, con uno spettacolo asciutto, raffinato e ‘candido’, in cui ci sia pieno coinvolgimento ed intreccio tra esecuzione musicale e quanto avviene in scena. Niente fronzoli canori così come niente di esagerato o che sconvolga il libretto viene portato sul palcoscenico, con una generale neutralità di colori chiaro - scuri ed una raffinatezza nei gesti e nelle movenze dei protagonisti che sembrano figure eteree volteggianti nell’aria. Tutto curato da Pizzi ovviamente: regia, scene e costumi, certo non distanti da quanto ci ha abituati a vedere, ma questa certezza rassicura, piace e rende il pubblico attento ed entusiasta per quanto visto. Massimo Gasparon completa il 'mood' con luci azzeccatissime che aggiungono ed intensificano il dramma (o la gioia) nei momenti essenziali.
La drammatica e catartica gestione musicale è affidata all’inossidabile Ottavio Dantone, direttore ed al cembalo, garanzia di approfondimento e rispetto del compositore per intenti e realizzazione. La sua gestione dell’orchestra veneziana è precisa, elegante e scarna di inutili frizzi e lazzi, ma sensibile alle trasformazioni in atto passo dopo passo; avvolge di trascinante energia il palco che non deraglia mai ed anzi è assecondato in ogni momento.
Così le interpreti si muovono in scena con consapevolezza, eleganza prevista come detto dalla regia ed anche grazie ai movimenti coreografici di Marco Berriel: sembra quasi di assistere ad un sogno ad occhi aperti, in cui lo sguardo dell’ascoltatore si immerge provando disperazione per lo sfortunato ed un po’ ingenuo musico, per poi gioire inaspettatamente per il lieto fine improvviso. Così Cecilia Molinari è un Orfeo consapevole musicalmente e sognatore nel suo incedere, l’interprete è garbata ed usa la voce con precisione mostrandosi sensibile ed a suo agio per ciò che concerne la parte, fino al mirabile cesello della dolcissima ‘Che farò senza Euridice’. Amore è una altrettanto convincente Silvia Frigato, accorata ed energica tanto nella voce quanto nel muoversi sul palcoscenico; l’eterea Euridice di Mary Bevan riesce a sottolineare la delicatezza del personaggio con una voce allo stesso tempo gentile, duttile e rotonda. Molto ben preparato e scenicamente efficace il Coro diretto da Alfonso Caiani. Appropriati i Musici mimi di Asolo Musica.
Pubblico visivamente soddisfatto e teatro pieno.
Maria Teresa Giovagnoli
FOTO MICHELE CROSERA
PRODUZIONE E INTERPRETI
Direttore e Maestro al Cembalo Ottavio Dantone
Maestro del Coro Alfonso Caiani
Regia, Scene e Costumi Pier Luigi Pizzi
Light Designer Massimo Gasparon
Assistente alla Regia e Movimenti Coreografici Marco Berriel
Musici Mimi Asolo Musica
Orfeo Cecilia Molinari
Euridice Mary Bevan
Amore Silvia Frigato
Orchestra e Coro Del Teatro La Fenice
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