Sembra quasi strano tornare a sedersi in un teatro al chiuso dopo tanto tempo. Fatto salvo per gli sporadici eventi sin qui riservati alla stampa, soltanto adesso è possibile ricominciare ad assistere ad eventi musicali in presenza che segnano la ripartenza del nostro Paese anche dal punto di vista culturale, se pur a piccoli passi e con le dovute cautele. Come ormai la maggior parte dei teatri in Italia, anche la Fondazione Arena comincia a proporre, sempre accanto al repertorio on demand online, anche spettacoli con pubblico in sala, naturalmente ben distanziato, e dunque abbiamo assistito all’unica data disponibile per un esperimento temporale che vedeva accoppiati una selezione di sinfonie e preludi operistici con l’opera in un atto solo di Mascagni ‘Zanetto’ , tutti del periodo verista italiano. Un inizio, potremmo dire, soft e di breve durata, vista anche l’impossibilità di effettuare intervalli, per un totale di circa un’ora e un quarto di musica da ascoltare tutta d’un fiato.
Mascagni, Catalani e Cilea sono i protagonisti della prima parte con la Sinfonia da Le Maschere, l’Intermezzo all’atto III de (Il sogno) di Guglielmo Ratcliff e l’immancabile Intermezzo da Cavalleria rusticana, il Preludio all’atto III de La Wally e l’Intermezzo dall’atto II di Adriana Lecouvreur. A dirigere i complessi artistici della Fondazione Arena il Maestro Valerio Galli, appassionato ed esperto del repertorio proposto.
Nove minuti circa per la Sinfonia da Le Maschere, una composizione dedicata al fiorente periodo in cui la commedia dell’Arte brillava nel nostro paese. Una commedia musicale appunto, in cui si alternano i classicissimi Pantalone, Brighella, Colombina e i loro compari, da cui spicca questa delicata e briosa sinfonia già carica di tutte le situazioni che poi si dipanano nell’opera stessa. Galli carpisce questo spirito frizzante che forse nel Novecento non fu ben capito dal pubblico contemporaneo, guidando con leggerezza l’orchestra che sembra quasi levarsi su dal palco e danzare con le note da essa stessa prodotta. Invece nel Guglielmo Ratcliff l'orchestra cambia completamente ‘abito’ per vestirsi di un alone di malinconia e mistero, con la nebbia della Scozia di inizio 'Ottocento, che un po’ riecheggia di certe melodie di opere ad essa contemporanee e, come tutti ben sanno, anche di successive note hollywoodiane ben riconoscibili nella loro ormai classicità. Cavalleria rusticana ebbe sorte ben diversa e l'Intermezzo non manca quasi mai nei concerti sinfonici, dunque non certo questa volta, con la consueta magia che lo circonda. Ancora il Preludio all’atto III di Wally vede Galli circoscrivere i confini melodici in una sorta di attesa sospesa nel mistero, mentre l’Intermezzo al secondo atto della Lecouvreur di Cilea ci porta in un denso fiume colmo di espressività.
Un lungo dialogo amoroso, pieno di languori e spasimi è invece Zanetto di Mascagni, componimento un po’ stucchevole ambientato nella Firenze degli splendori rinascimentali, che abbiamo ascoltato volentieri ma che non sappiamo quando ancora verrà ripescato dall’archivio della Fondazione, meritevole comunque di una riscoperta che rende apprezzabile anche l’esecuzione considerando il soggetto alquanto raro. Musica certo interessante che non necessariamente va posta al di sotto degli standard di Mascagni solo per la poca fama che essa ebbe, sebbene cornice di una trama semplicissima, fatta proprio di languidi dialoghi tra la cortigiana Silvia, il soprano Donata D’Annunzio Lombardi e il giovane ingenuo poeta girovago Zanetto, il mezzosoprano en travesti Asude Karayavuz, una specie di Cherubino errante in cerca di ospitalità da chi sappia apprezzare le sue rime ed ignaro di trovarsi proprio al cospetto di colei che, forse idealizzata dai più, egli cerca per la fama che la circonda. Ambientata tra il giardino e la camera da letto della donna, Alessio Pizzech enfatizza i moti amorosi dei due tra sguardi trasognanti e movenze leggiadre. Il tutto dura un’oretta scarsa ed offre tutto ciò che può dare in tale intervallo di tempo, senza infamia e senza lode, con due interpreti che ne valorizzano comunque i contenuti con presenza scenica e voci adatte ai rispettivi ruoli. Anche qui il Maestro Valerio Galli guida l’orchestra con quella sottigliezza che scava ove forse la parola non basta a sottolineare momenti e sentimenti inespressi apertamente.
Le luci sono gestite da Paolo Mazzon per sottolineare le scene bucoliche di Michele Olcese in cui i costumi di Silvia Bonetti sono ambientati. Il coro si distingue nell’iniziale esecuzione ‘a cappella’, sempre preparato da Vito Lombardi.
Spettacolo piacevole, facciamo un grande in bocca al lupo alla Fondazione Arena e a tutti i teatri per una riapertura duratura.
Maria Teresa Giovagnoli
PRODUZIONE, PERSONAGGI E INTERPRETI (ZANETTO)
Direttore Valerio Galli
Regia Alessio Pizzech
Assistente
alla regia Lorenzo Lenzi
Scene Michele Olcese
Costumi Silvia Bonetti
Luci Paolo Mazzon
Zanetto Asude Karayavuz
Silvia Donata D’Annunzio Lombardi
Orchestra, Coro e Tecnici della Fondazione Arena Di Verona
Maestro del Coro Vito Lombardi
Direttore allestimenti scenici Michele Olcese
Nuovo allestimento della Fondazione Arena di Verona
FOTO ENNEVI