CARMEN, G. BIZET - ARENA DI VERONA, SABATO 06 LUGLIO 2019
Ritorna sulle tavole dell'Arena di Verona, “Carmen” di Bizet nel fortunato allestimento di Hugo de Hana che ha aperto la stagione precedente.
Carmen, come scrisse Tchaykovsky in una lettera a M.me Von Meck nel 1880, “è un capolavoro sotto ogni aspetto, una delle rare creazioni che riassumono i sentimenti di tutta un'epoca musicale”, e il tempo gli ha dato ragione: nei suoi 144 anni di vita, “Carmen” è stata rappresentata in tutto il globo terracqueo e tutt'ora rimane una delle opere più amate del grande pubblico, a dispetto delle accuse di licenziosità che indussero la direzione del teatro a sconsigliare la presenza del pubblico femminile alle prime rappresentazioni.
E il 3 marzo 1875 inizia un'avventura di un melodramma che dalla storia dell'opera, assurge a mito, mito che all'Arena di Verona si trasforma in rappresentazione popolare, rito di massa, celebrazione di un pubblico che partecipa anche emotivamente (i battimani al “toreador” ne sono l'esempio più chiaro) ad un opera che mai come altre è entrata nell'immaginario popolare.
Di allestimenti di Carmen in Arena ne sono stati fatti per ogni gusto e colore nei 119 anni di vita del Festival veronese (personalmente non dimenticherò mai quello visto nel 1984 con una regia “cinematografica”di Mauro Bolognini e una machissima, nella scena e nella voce, Gail Gilmore e un Josè Carreras all'apice della carriera), ma sicuramente quello pensato in toto da Hugo de Hana nel 2018 non sarà certo ricordato per originalità se si escludono l'ambientazione in epoca Franchista e una sapiente movimentazione delle masse.
De Hana è uomo d'opera navigatissimo e in Arena ha sempre cercato di accontentare il suo pubblico cercando l'effetto strappa applauso piuttosto che l'idea originale, e forse è giusto che qui sia così. Il pubblico areniano non è pubblico per elucubrazioni mentali o per il teatro di regia e cerca emozioni a basso impatto intellettivo, ecco quindi che De Hana allestisce uno spettacolo dove la scena è sempre stracolma di carri, auto, biciclette, gente di ogni tipo che acclama, urla, canta e balla in un caos organizzato alla perfezione; la scena è sgombra di imponenti scenografie e se escludiamo dei grandi cartelloni pubblicitari sistemati nella scena del secondo atto alla locanda di Lillas Pastia o il recinto della corrida sistemato a centro palco, troviamo quasi esclusivamente arredi riprodotti con materiale povero come sedie (tante, forse troppe), bidoni di ferro e tavoli. Per il resto del catino areniano si sopperisce con proiezioni non sempre di gusto.
Per questa ripresa abbiamo trovato un cast interessante che ha avuto nella Michaela di Ruth Iniesta la sua punta di diamante.
La cantante spagnola, amatissima dal pubblico veronese, è una Michaela perfettissima in un canto fatto di arcate di fiato ampissime e messe di voce magistrali che hanno reso il suo personaggio credibile sia vocalmente che scenicamente.
Ksenia Dudnikova, debuttante in Arena, è stata una Carmen imponente per voce e presenza scenica nonostante in più punti la tensione emotiva abbia preso il sopravvento. La Dudnikova si distingue comunque rispetto ad altre sue colleghe più “à la page” per una presenza vocale, soprattutto nella zona centrale e bassa del rigo, fuori dal comune, regalandoci una Carmen più contraltile che mezzosopranile, e questo non è affatto un male perchè Carmen è personaggio degli abissi emozionali e vocali.
Martin Muehle è stato un Don Josè generoso, nonostante una partenza un poco traballante nell'intonazione e una “romanza del fiore” da dimenticare, ma che ha saputo dare il meglio di sè nel 3 e 4 atto dove gli accorati accenti dell'amante respinto sono stati sostenuti da una voce ampia in volume e ferma in acuto.
Erwin Schrott è il solito Escamillo gigione e perennemente sopra le righe, di consumatissima presenza scenica ma dall'intonazione ad uso e consumo personale.
Bravissime Karen Gardeazabal e Clarissa Leonardi nei ruoli di Frasquita e Mercedès, finalmente entrambe dalla voce udibile e non solo di contorno.
Un poco sottotono, nonostante una presenza scenica impeccabile il Remendado di Roberto Covatta mentre perfetto sotto ogni aspetto il Dancairo di Nicolò Ceriani.
Completavano il cast un routinier Gianluca Breda (Zuniga) e Italo Proferisce (Moralès).
Come al solito impeccabile il coro dell'Arena di Verona sia vocalmente che scenicamente, diretto da Vito Lombardi come pure il Coro di Voci bianche A.LI.VE. diretto da Paolo Facincani.
Daniel Oren a capo dell'Orchestra della Fondazione Arena, non si discosta da una lettura di routine, mai un'idea o una intuizione musicale che esalti una partitura stracolma di colore ma che anzi sotto alla sua bacchetta, si trasforma in una grigia tela spenta dove l'unica preoccupazione è che tutto funzioni scenicamente alla perfezione senza intoppi o sbandamenti.
Sinceramente da un direttore come Oren ci saremmo aspettati molto di più.
Al termine ovazioni per tutti da parte di una Arena quasi esaurita in ogni ordine di posti.
Pierluigi Guadagni
LA PRODUZIONE
Direttore d'orchestra Daniel Oren
Regia, Scene e Costumi Hugo De Ana
Coreografia Leda Lojodice
Luci Paolo Mazzon
Projection design Sergio Metalli
GLI INTERPRETI
Carmen Ksenia Dudnikova
Micaela Ruth Iniesta
Frasquita Karen Gardeazabal
Mercédès Clarissa Leonardi
Don José Martin Muehle
Escamillo Erwin Schrott
Dancairo Nicolò Ceriani
Remendado Roberto Covatta
Zuniga Gianluca Breda
Moralès Italo Proferisce
Coro di Voci bianche A.LI.VE. diretto da Paolo Facincani
Maestro del Coro Vito Lombardi
Coordinatore del Ballo Gaetano Petrosino
Direttore Allestimenti scenici Michele Olcese
Orchestra, Coro, Ballo e Tecnici dell’Arena di Verona
FOTO ENNEVI - FONDAZIONE ARENA DI VERONA
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