In occasione di ‘La Boheme’, il Verdi di Trieste, che ha opportunamente organizzato le repliche dei titoli di questa ricca stagione lirica nei fine settimana, ha schierato due compagnie, che a causa dei virus che si sono abbattuti sugli interpreti si sono fatte tre.
Di fatto la seconda compagnia originariamente prevista ha potuto concretizzarsi solo nella penultima delle repliche , ma prima di scendere nel dettaglio, vorrei ancora una volta sottolineare che la recensione è un parere, un’ opinione, non un giudizio, non la verità assoluta. Il racconto di quello che chi scrive ha provato durante lo spettacolo. Che può essere in sintonia con il resto della sala oppure no. In questo caso assolutamente no, perché le mie perplessità sono in disaccordo con le posizioni del pubblico, che ha tributato alla recita una grande quantità di applausi.
Cominciamo, quindi dalla direzione dell’orchestra di Christopher Franklin.
Il Maestro americano ha una visione sicuramente personale di questo titolo.
I tempi sono dilatati, quasi disorientanti alle volte, oppure si fanno concitati, perfino rumorosi.
I volumi, con entrambe le compagnie , risultavano decisamente prevaricanti e spesso coprivano le voci, spingendo alcuni di loro a forzare i suoni.
Sicuro come sempre il coro, diretto da Paolo Longo, ed al quale si sono affiancati i ragazzi di I Piccoli Cantori della Città di Trieste diretti da Cristina Semeraro.
Parliamo quindi dei cantanti.
Filomena Fittipaldi è un giovane soprano con una voce dal colore interessante, che offre una Mimì dai toni drammatici, che alle mezze voci sembra preferire un suono possente, alle volte danneggiato da un certo vibrato. Il canto spinge su toni veristi, con acuti non sempre inappuntabili ma sicuramente questa scelta è motivata anche dal peso orchestrale.
Vanno sottolineati un apprezzato impegno ed una godibile presenza scenica.
Il pubblico dimostra di apprezzare la sua interpretazione e la premia con ampi applausi.
Carlos Cardoso, Rodolfo, giovane tenore di talento che sta spostando il repertorio su ruoli impegnativi come Pollione e Riccardo, punta sulla potenza della voce, regalandoci, più che un timido poeta, un bel giovane molto sicuro di sé, corretto musicalmente, anche se non coinvolgente, forse anche a causa di una certa genericità nella recitazione .
La Musetta di Olga Dyadiv, non convince come altri personaggi che il soprano ha interpretato con successo a Trieste: la voce non sempre si sente e la resa scenica è meno briosa di quanto il ruolo richiederebbe.
Marcello era Luca Galli ,che nonostante la giovane età cesella il personaggio con metodo, sicurezza vocale e passione e la sua è una interpretazione riuscita ed apprezzata.
Il Colline di Andrea Comelli assolve la parte in maniera corretta vocalmente.
Clemente Antonio Daliotti, Schaunard di entrambe le compagnie, si è mosso con perizia e senso della misura dando prova di una piacevole verve scenica e di una buona sicurezza vocale.
Confermano la buona prova offerta nelle altre recite i numerosi comprimari: Alessandro Busi, vocalmente inappuntabile, è stato un buffo Benoit ed un divertente Alcindoro; il bravo Andrea Schifaudo, ha confermato un bel timbro vocale e buone capacità sceniche per il suo Parpignol ; funzionali allo spettacolo il sergente dei doganieri di Damiano Locatelli, il doganiere di Giovanni Palumbo, il venditore ambulante di Andrea Fusari.
Lo spettacolo si propone come un allestimento tradizionale. Carlo Antonio De Lucia, veste il doppio ruolo di regista e scenografo, coadiuvato in questa seconda veste da Alessandra Polimero. I costumi sono firmati da Giulia Rivetti.
Una grande scena fissa viene contestualizzata da delle proiezioni che mostrano il panorama di Parigi con la torre Eiffel , delle vetrate art noveau, uno scorcio della barriera d’Enfer..
Tutti elementi che spostano l’azione di una settantina d’anni , nonostante la ‘massima aderenza alla creazione originale’ ostentata nel programma di sala.
Lo spettacolo scorre, apparentemente rassicurante, fra bozzettismo e consuetudini, con alcune incoerenze, come quando Colline glabro comunica che andrà per la prima volta da un ‘barbitonsore’ e qualche scivolo, come quando il filosofo prende a morsi un salame.
Peccati veniali, forse per molti irrilevanti, visti gli abbondanti applausi finali per tutti gli interpreti che smentiscono il mio disappunto, evidentemente del tutto personale.
Gianluca Macovez
PRODUZIONE E INTERPRETI
Maestro Concertatore e Direttore Christopher Franklin
Regia Carlo Antonio De Lucia
Scene Alessandra Polimeno e Carlo Antonio De Lucia
Costumi Giulia Rivetti
Maestro del Coro Paolo Longo
Con la Partecipazione de I Piccoli Cantori Della Città Di Trieste
Diretti da Cristina Semeraro
Rodolfo Carlos Cardoso
Musetta Olga Dyadiv
Marcello Luca Galli
Colline Andrea Comelli
Schaunard Clemente Antonio Daliotti
Alcindoro/Benôit Alessandro Busi
Parpignol Andrea Schifaudo
Il Sergente Dei Doganieri Damiano Locatelli
Un Doganiere Giovanni Palumbo
Un Venditore Ambulante Andrea Fusari
Orchestra Coro e Tecnici della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
Nuovo Allestimento della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
Foto Fabio Parenzan
Maria Teresa has not set their biography yet