Un altro anno è agli sgoccioli e nei teatri profluiscono rappresentazioni dal ‘sapore’ festivo o che comunque facciano pensare all’inverno, al Natale ed al senso di amicizia con legami stretti tra protagonisti. Dunque un’altra Bohème risponde pienamente all’appello e non si esime la Fondazione Arena che con una nuova produzione affidata al regista Stefano Trespidi si sposta dal tradizionale periodo bohèmien francese al Sessantotto del Novecento con gli striscioni, gli slogan, i luoghi delle rivolte giovanili per cambiare il mondo e tutto ciò che la storia racconta di un epoca a noi certo più vicina rispetto alla vicenda originale. Non dunque dei poveri ed infreddoliti ragazzi (anche se il libretto non si può cambiare) in cerca di fortuna, ma dei borghesi intraprendenti ed impegnati nelle proprie creazioni, dai tipici vizi e virtù di ogni tempo, le cui vite si incrociano con quelle delle fanciulle Mimì e Musetta. Le scene sono molto accurate e ricche, opera di Juan Guillermo Nova, i moderni costumi sono di Silvia Bonetti e le luci di Paolo Mazzon.
Una compagnia giovane era impegnata in scena diretta musicalmente dall’altrettanto giovane Alevtina Ioffe, coinvolgente e coinvolta da una orchestra che con certi titoli viaggia praticamente da sola ed a cui aggiunge forse un tocco di emozione personale al netto qualche piccola saltuaria imperfezione rispetto alla connessione con gli interpreti.
Karen Gardeazabal ha una voce fresca e agile che svetta senza problemi se pur forse ancora un po’ generica nei centri; il personaggio c’è ed è in buona simbiosi col suo Rodolfo, un accorato Galeano Salas dal piglio grintoso che generosamente dà tutto se stesso anche vocalmente. Ancora una bella prova per il Marcello di Alessandro Luongo, qui molto sicuro di sé e un po’ anche sbruffone, ma che resta sempre di buon cuore e sensibilità. Francesco Leone fa il suo con un corretto Colline, bene anche lo Schaunard di Jan Antem. Giuliana Gianfaldoni si dimostra un’ottima Musetta sia vocalmente che per come interpreta il personaggio dall’apparenza frivola ma in realtà docile e generoso. Citiamo l’ottima prova dei personaggi di contorno: Benoit/Alcindoro era Nicolò Ceriani, Parpignol Antonio Garés, il Sergente dei doganieri Jacopo Bianchini, il Doganiere Francesco Azzolini ed infine un venditore Salvatore Schiano di Cola.
Buone le prove del Coro areniano diretto da Ulisse Trabacchin e del Coro di Voci Bianche A.LI.VE. diretto da Paolo Facincani.
Teatro strapieno con tanta voglia di festeggiare da parte di un pubblico molto soddisfatto.
Maria Teresa Giovagnoli
PRODUZIONE E INTERPRETI
Direttore Alevtina Ioffe
Regia Stefano Trespidi
Scene Juan Guillermo Nova
Costumi Silvia Bonetti
Luci Paolo Mazzon
Mimì Karen Gardeazabal
Musetta Giuliana Gianfaldoni
Rodolfo Galeano Salas
Marcello Alessandro Luongo
Schaunard Jan Antem
Colline Francesco Leone
Benoit/Alcindoro Nicolò Ceriani
Parpignol Antonio Garés
Sergente dei doganieri Jacopo Bianchini *
Doganiere Francesco Azzolini *
Un venditore Salvatore Schiano di Cola *
Coro di Voci Bianche A.LI.VE. diretto da Paolo Facincani
ORCHESTRA, CORO E TECNICI DELLA FONDAZIONE ARENA DI VERONA
* artisti del Coro della Fondazione Arena di Verona ∙ Maestro del Coro Ulisse Trabacchin
Nuovo allestimento della Fondazione Arena di Verona
FOTO ENNEVI
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