Debutto sulle tavole del Teatro la Fenice di Venezia per il capolavoro operistico di Benjamin Britten Peter Grimes, dopo 77 anni dalla prima avvenuta a Londra nel 1945. Incredibile debutto se si pensa al legame abbastanza profondo che ha unito la città lagunare al compositore inglese, dove nel suo teatro maggiore ha visto nascere uno dei suoi migliori lavori per il teatro musicale, quel “Turn of the screw” a lui commissionato nel 1954 dal Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale di Venezia.
Il Peter Grimes di Britten è un’opera complessa, quasi un giallo, in cui il singolo viene contrapposto alla massa e che Britten colora di costante ambiguità attraverso una sofisticata stratificazione in cui il carnefice diventa anche vittima. Una vicenda a tinte fosche sulla quale aleggia una inconfessata, ma evidente tensione omoerotica, la stessa che pesa sull’ autore, che qui firma la sua opera forse più autobiografica. Richiede un numeroso e preparatissimo cast anche nei ruoli “minori” (si pensi al carattere vocale di Mrs. Sedley o a quello delle due Nieces) oltre che ad un coro perfettamente preparato, qui da Alfonso Caiani, quasi sempre presente in scena, protagonista forse principale del lavoro di Britten.
L'allestimento di Paul Currain, coadiuvato per scene e costumi da Gary McCann è semplicemente meraviglioso, ricco di teatralità e di carica drammatica. Tutto è in sintonia con il tema e la struggente ed inquietante musica di Britten. La claustrofobica scatola lignea che predomina la scena, si scompone via via per indicare con l’essenzialità contemporanea i diversi luoghi della vicenda. Arriva a sfaldarsi progressivamente come il tessuto sociale del villaggio, che sa ritrovare l’ipocrita calma, allontanando Grimes attraverso la violenza di una falsa giustizia. Juraj Valcuha riesce a far suonare molto bene l’orchestra del Teatro La Fenice, alle prese con una partitura complicata ma comunque molto quadrata come questa. Una direzione quella di Valcuha, attenta ai contrasti, asciutta ed aspra al contempo, ma aperta nelle innumerevoli “oasi” di struggente lirismo. Davvero esemplari suonano i quattro interludi: la pace provvisoria dell’alba; il tremendo “presto con fuoco” della tempesta; la coloratissima “domenica mattina” , lo straziante assolo della viola nella incredibile passacaglia che, con la pulsazione nera ed implacabile delle percussioni, immagina la volontà ostinata di Grimes contro il silenzio del giovane mozzo. Valorizzati da una maniacale attenzione drammaturgica, tutti i numerosi personaggi contribuiscono ad una resa perfetta della macchina scenica: il ruvido ma intelligente Balstrode (Mark S. Doss); il rude avvocato Swallow (Sion Goronwy); la zitella bigotta paladina della morale del villaggio Mrs. Sedley (l’inossidabile Rosalind Plowright); l’ipocrisia del metodista Boles (Cameon Becker) ; il fatalismo pratico e immediato di Auntie (Sara Fulgoni); la cretineria delle nipoti, svampite sul palcoscenico al ritmo delle tante ballate (Patricia Westley e Jessica Cale); il bugiardissimo Keene (Alex Otterburn); l’apocalittico reverendo Adams (Eamonn Mulhall) e l’altruismo con la saggezza di Ellen (Emma Bell, spesso in difficoltà con una tessitura complicata, con salti d’ottava ascendenti ed acuti che si inerpicano fino al Do). Su tutti spicca la figura tragica di Peter: ansioso, irascibile, manesco, stordito dai sentimenti, mille miglia lontano dalla volgarità piccola dei suoi compaesani, qui interpretato da un ottimo Andrew Staples, cantante in grado di esaltare la complessità psicologica, le contraddizioni, la malinconia di chi ha coscienza di essere “diverso” ed escluso dalla società. Il terminale “What harbour shelters peace” è interpretato veramente come il flebile battito di un cuore senza più vita e speranza. E senza speranza non vi è più ragione di vivere. Stupendo.
Fragorosi applausi per tutti gli interpreti con punte di entusiasmo per il direttore Valcuha, da parte di un teatro esaurito in ogni ordine di posti.
Pierluigi Guadagni
PRODUZIONE/INTERPRETI
PETER GRIMES
opera in un prologo e tre atti
libretto di M.Slater
musica di B.Britten
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
direttore Juraj Valčuha
maestro del Coro Alfonso Caiani
regia Paul Curran
scene e costumi Gary McCann
light designer Fabio Barettin
Peter Grimes Andrew Staples
Ellen Orford Emma Bell
Captain Balstrode Mark S. Doss
Auntie Sara Fulgoni
First Niece Patricia Westley
Second Niece Jessica Cale
Robert Boles Cameron Becker
Swallow Sion Goronwy
Mrs. Sedley Rosalind Plowright
rev. Horace Adams Eamon Mulhall
Ned Keene Alex Otterburn
Hobson Laurence Meikle
Boy (John), Grimes’ apprentice Pietro Moretti
FOTO MICHELE CROSERA
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