AIDA, GIUSEPPE VERDI, ARENA DI VERONA, REPLICA DEL 24 LUGLIO 2019
Dici Arena di Verona ed è subito Aida.
Opera simbolo dell'anfiteatro veronese, presenza fissa e costante nel cartellone dal lontano 1913, Aida è ormai come una mamma buona che ti accoglie tra le sue braccia e ti rassicura qualunque sia il cast, allestimento o direzione d'orchestra, in barba alle temperature più torride (come in questo caso) o ai temporali più catastrofici.
Quest'anno è stata riproposta nell'allestimento storico del 1913 con la regia evergreen di Gianfranco De Bosio (notevolmente migliorata con le nuove luci di Paolo Mazzon) e la coreografia anni '80 di Susanna Egri.
E' l'Aida che tutti vorremmo vedere con le sue belle palme verdi, le foreste imbalsamate, i papiri del Nilo, i cavalli che trottano, il trono extralarge di Radamès per il suo trionfo, il corpo di ballo con gli stivaletti che danza la battaglia tra egizi ed etiopi per la conquista della bella mora, ovviamente gli etiopi brutti cattivi e sporchi e gli egizi belli ricchi e puliti, e le trombe in bella vista a completare il quadretto oleografico.
Rassicura, funziona, è collaudata e il pubblico impazzisce. Poi bisogna capire però se questo continuo riproporre una deliziosa minestra riscaldata ottimamente cucinata sia il mezzo per un lavoro facile ed economico o il fine per imbonire un pubblico appiattito su di una ripetitività che lobotomizza.
Personalmente la vera ragione per assistere a questa recita è stata la presenza nel ruolo del titolo di Tamara Wilson.
La giovane cantante americana, al suo debutto a Verona e proveniente dalla Scala di Milano dove ha completato le recite di Adriane Auf Naxos, ha letteralmente elettrizzato il pubblico areniano con una performance che definire memorabile è riduttivo.
Ricordi di cantanti passate riaffiorano nella mente appena apre bocca nel terzetto al primo atto (Millo, Chiara, Molnar, Talajic...) e per tutta la recita confermano una voce benedetta perfettamente a suo agio nelle vastità del catino areniano. La Wilson non si risparmia su nulla, cesella il suo personaggio con minuzia ed una tecnica vocale perfettissima. Non solo canta divinamente, ma è capace di stare in scena con una spavalderia ed una ricerca dei movimenti che si può definire rara in un ambiente fatto nella maggior parte dei casi di caratterizzazioni banali e stereotipate.
Gli acuti sono fermissimi, raggiunti con mezze voci da far tremare le vene e i polsi a chiunque, il fraseggio è da manuale, la dizione perfetta, un senso della parola rarissimo, mai un affanno o cedimento di fiato. Insomma un'interprete ideale per questo ruolo. Speriamo di risentirla più spesso in Arena e soprattutto in Italia.
Segni di una stanchezza vocale, a dispetto di una prova scenica maiuscola si sono invece riscontrati nella Amneris di Anna Maria Chiuri. Spesso in affanno nella parte alta del rigo, la Chiuri dispone di un organo vocale non indifferente ma che difetta della necessaria capacità di affrontare una scrittura che forse non le appartiene.
Stanchezza vocale ma unita anche ad una tecnica non ottimamente approfondita sono la cifra della interpretazione di Radames di Mikheil Sheshaberidze dove ogni suono risulta forzato, emesso con uno sforzo sovrumano per un risultato appena convincente.
Molto buona la prestazione vocale di Sebastian Catana quale Amonasro. Il cantante rumeno possiede voce e corpo necessari per il suo ruolo senza caricare all'estremo quella vocalità “selvaggia” che talvolta si usa in questo ruolo.
Una garanzia il Ramfis di Giorgio Giuseppini per aderenza e precisione al dettato verdiano come pure il Re di Krzysztof Baczyk che dall'alto dei suoi 2 metri di statura si è imposto con regale presenza scenica e vocale.
Completavano il cast i sempre ottimi Francesco Pittari (un messaggero) e Yao Boh Hui (sacerdotessa).
Perfetti nei ballabili al secondo atto i primi ballerini Petra Conti, Mick Zeni e Alessandro Macario a dispetto di una coreografia (di Susanna Egri) ormai datata e imbalsamata.
Francesco Ivan Ciampa dirige l'orchestra e il coro della Fondazione Arena di Verona (preparato con la consueta precisione da Vito Lombardi) con mano fermissima e precisa prediligendo una attenzione gestionale alla vocalità dei singoli cantanti piuttosto che una linea omogenea di pensiero, dimostrando comunque competenza e preparazione impeccabile.
Successo vivissimo per tutti come consuetudine all'Arena di Verona, da parte di un pubblico non numerosissimo ma partecipe.
Pierluigi Guadagni
LA PRODUZIONE
Direttore Francesco Ivan Ciampa
Regia Gianfranco de Bosio
Coreografia Susanna Egri
Luci Paolo Mazzon
Maestro del Coro Vito Lombardi
GLI INTERPRETI
Il Re Krzysztof Baczyk
Amneris Anna Maria Chiuri
Aida Tamara Wilson
Radamès Mikheil Sheshaberidze
Ramfis Giorgio Giuseppini
Amonasro Sebastian Catana
Un messaggero Francesco Pittari
Sacerdotessa Yao Bo Hui
Primi ballerini Petra Conti, Mick Zeni, Alessandro Macario
ORCHESTRA, CORO, BALLO E TECNICI DELL'ARENA DI VERONA
Coordinatore del Ballo Gaetano Petrosino, Direttore allestimenti scenici Michele Olcese
FOTO ENNEVI - FONDAZIONE ARENA DI VERONA
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